Scritto sui banchi

20 ottobre 2005

pedagogia al cioccolato: a scuola da tim burton

Irresisibile. Come il cioccolato. Come un film di Tim Burton. La Fabbrica di cioccolato è tutto questo e molto di più. Una storia sul filo della credibilità, personaggi paurosamente ed eccessivamente realistici, scenari fantastici che neanche i sogni più colorati del mondo riescono ad immaginare mentre suonano musiche e canzoni improbabili.
Una fabbrica di cioccolato e un eccentrico proprietario. Ama se stesso molto più di quanto odi i bambini. Eppure spedisce per il mondo cinque biglietti d’oro. In palio: l’ingresso nella sua magica azienda, la disneyland dei dolciumi, dove la meraviglia si può sentire, toccare, annusare, ascoltare e infine mangiare. Il mondo sembra trasformarsi in una gigantesca caccia al biglietto. Il freddo pungente dell’inverno è scaldato dall’attesa e dalla speranza. Persino il poverissimo Charlie è riuscito con un colpo di fortuna (e un colpo di vento) a trovare l’ultimo biglietto.
Eccoli: in cinque con i rispettivi genitori. Davanti l’ingresso della fabbrica. Carichi di attese. perché tutti – meno Charlie – hanno voglia di vincere il superpremio.
Un concentrato della peggiore infanzia contemporanea: il bambino ingordo e obeso; la piccola prepotente e presuntuosa; la competitiva ossessiva; l’aggressivo videodipendente.
Bambini terribili, odiosi, fastidiosi. Impossibili da guardare. Li abbiamo cresciuti così.
Bambini specchio dei genitori. L’inquadratura si allarga e il bambino obeso è accudito da una mamma paffutella e avida di cibo, la prepotente ha accanto un papà che non ha mai pensato si potesse scontentare la figlioletta; la competitiva è il clone di sua madre capellibiondisorrisoestereotipi alla moda; il terribile Miki tv ha un genitore altrettanto alienato dalla vita, nonostante l’aspetto mite e disarmato. E Charlie, l’unico cresciuto tra stenti e privazioni, ha accanto a sé un nonno rubizzo e tenace. E’ lui che gli insegna la via dello stupore e della meraviglia. Passando per i dolci sentieri dell’amore e della famiglia.
Ma è appena entrati in fabbrica che inizia la lezione di pedagogia al cioccolato. Quella alla Tim Burton. Entrate bambini. In questo regno che è della fantasia ma è il solo che fa capire qualcosa della vita vera. Ed entrate anche voi, adulti, troppo impegnati a chiedervi cosa è vero e cosa non lo è. E alla fine non capite un bel niente. Un paio di prove – di coraggio, di iniziazione, di ammissione (non è il nome che conta…) – e i bambini precipitano nei loro insopportabili difetti. Cadono nella ingordigia, si gonfiano per la sicumera, precipitano nella spazzatura dell’ arroganza e finiscono nella piccolezza della tv.
Come nell’inferno dantesco, è la legge del contrappasso che vige nella fabbrica di cioccolato. Efficace, didascalica, di sicuro effetto. O quasi. Non tutti hanno capito. Non tutti i genitori, non tutti i figli. Ma alla fine qualcosa è cambiato. Nonostante tutto, nonostante i genitori siano sovente la rovina dei figli, persino Willy Wonka ha scoperto la bontà della famiglia. A patto che si tratti di una famiglia bizzarra e un po’ matta, che vive felice fuori dal mondo.
Pedagogia al cioccolato. Magari si potrebbe assaggiare un po’...

2 Comments:

  • Veramente una bella recensione niente da ridere!!!:))
    E poi quando si parla di tim burton non si può fare altro che sfiorare la venerazione!!!
    L'idea di aggiungere alla storia il passato di willy wonka e i sui conflitti col padre(parte che, se ricordo bene,nel libro pare non esserci)per dare una motivazione del suo odio nei confronti dei bambini è stata geniale.
    E poi l'omaggio a kubrick nella scena della sala della tv non si può fare a meno di apprezzarlo!!!
    Grande Tim!!!!!

    Cordiali saluti prof al prossimo commento :))
    By
    Tony Manero :D

    Da Anonymous Anonimo, alle 22 ottobre, 2005 13:27  

  • Bella recensione,tra le tante che ho letto per niente corrotta dall'ammirazione per J.Depp. Ero incerto se vederlo o meno questo film.Ci andrò ma sono anche incerto se avere o meno un figlio...
    Complimenti.
    artista1969

    Da Anonymous Anonimo, alle 24 ottobre, 2005 00:47  

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