Recupero anni all'università di bah!
Sul treno Caserta - Napoli, schiacciata da decine di studenti del primo giorno di scuola. Niente cartella, solo residuo di abbronzatura, zainetto leggero e un’aria scanzonata che sa di estate e di giovinezza.
In silenzio, mi infilo nei loro discorsi: poca scuola, tanta vita, amici, moto, locali. Li guardo cercando di indovinare come suono tra i banchi. Che voto prendono, come si comportano in classe, quali materie gli piacciono. Ma siamo davvero troppo vicini, per fare spazio alla immaginazione, non riesco a cogliere molto dei loro interessi. Ad una stazione intermedia scendono quasi tutti e leggo un manifesto, la pubblicità di un istituto scolastico parificato. Recupero anni. C’è scritto grande grande. Recupero anni. Sarebbero quelli delle bocciature, gli anni. Due in uno. Cose semplici, quando si ha a che fare con i numeri. Magari recuperi un poco di preparazione, rabberciata alla meno peggio. Imparerai, forse, cose che adesso non ti interessano, non ti andava di portarti dietro nello zaino. Quello che non recuperi è invece il tempo, le frustrazioni, la delusione e la rabbia che si accompagna alle bocciature. Quella no, non la puoi recuperare, avvolgere in una carta da diploma che un giorno conseguirai. Quel grumo di inadeguatezza fa parte della tua storia. Cose complicate, quando si ha a che fare con i progetti di vita.
Recupero anni. Ci vorrebbe un corso anche per quelli che non sono stati bocciati, quelli che un poco acciaccati, con qualche debito qua e là ce l’hanno fatta. E ancora più per quelli che sono stati promossi, con voti molto belli. Anche per loro ci vuole un recupero anni.
Mi viene in mente Marinica. Una domenica mattina di trenta anni fa. Siamo cinque bambine che giochiamo alla molla nella villa comunale. Ci lascia ai nostri giochi di bambine per andare a casa. Deve vedere un programma tv: un intervento chirurgico a cuore aperto. Il primo forse, trasmesso in televisione, in bianco e nero. Una cosa che a me faceva paura solo a pensarci. A lei piaceva. Perché aveva già deciso di fare il medico. Aveva solo dieci anni.
Ci è riuscita. Liceo, laurea e specializzazione in ortopedia. Poi una infinità di tempo al Nord, in un ospedale a mille chilometri da casa sua. Infine, a quaranta anni, il ritorno a casa, al sud. In un ospedale nuovo, dove era possibile vincere un concorso pubblico senza essere figlia di un medico. Un ospedale nuovo, che raggiunge percorrendo solo cento chilometri al giorno. succede che le realizzi le cose che vuoi. Se hai la passione. E se hai la pazienza di renderla vera, questa passione. E se non ti importa dei chilometri che ci metti intorno per tenerla sempre viva.
Seguo la scia dei ragazzi che sono risaliti dall’altra parte del sottopassaggio. Mi chiedo quali passioni covano. E soprattutto chi gli insegnerà la tenacia di conservarle queste passioni. Chi gli darà modo di realizzarle. Negli anni.
“Viviamo in una società defuturizzata” , ho letto l’altro giorno. Una parola orribile, defuturizzata, quanto il suo significato. Essere privati del futuro. E cioè delle certezze e delle speranze. Un furto violento. Un intervento a cuore aperto.
Come quello consumato in questi giorni nell’ università di Bari ai test di ammissione in medicina. Una truffa che ha dentro la tracotanza dei ricchi, dei privilegiati, degli ignoranti che sanno di poter fare quello che vogliono. Lo fanno. Lo hanno sempre fatto. E, con molta probabilità, continueranno a farlo. In altri modi, in altre forme, aggiornando il listino dei prezzi. Costerà caro. E’ ovvio.
Università di Bari, la stessa dove Marinica si è laureata e specializzata, la stessa in cui io ho conseguito il dottorato di ricerca. Da sole, senza baroni e senza soldi. Come noi tantissimi studenti. Insieme ad altre ingiustizie più o meno striscianti. Anche noi abbiamo la nostra storia.
E quelli che oggi si iscrivono, quelli che oggi hanno una passione, hanno bisogno della stessa tenacia di quelli che da soli ci sono riusciti. Il recupero anni, il recupero di anni di fiducia, richiede qualcosa di più. Gli studenti truffatori saranno allontanati, i loro genitori, quelli che hanno firmato assegni e bonifici bancari cercheranno altre strade, qualche tecnico sarà rimosso. E i docenti? I professionisti che suggerivano le risposte? Sarebbe già qualcosa, sapere che qualcosa è stato fatto. Qualcosa di serio e importante almeno come una passione. Potrebbe bastare per recuperare almeno uno scorcio di futuro.
4 Comments:
Ti ammiro Prof!!!
Da Anonimo, alle 16 settembre, 2007 19:02
SAlve prof.sa, sono Angela Pagano, sono stata una sua alunna dell'informatica, all'ITIS Francesco Giordani... è sempre piacevole leggere le cose che scrive, e purtroppo nn sono ancora riuscita a leggere il suo libro perchè non l'ho trovato, e tra l'altro nn ho neanche mai ricevuto quello che lei avrebbe dovuto farmi recapitare a scuola... cmq io continuo a cercarlo... prima o poi riuscirò a leggerlo
Da Anonimo, alle 21 settembre, 2007 15:16
cara angela, che piacere leggerti...
e così il mio libro si è perso? mi spiace. come recuperare? cosa fai di bello?
Da Marilena Lucente, alle 23 settembre, 2007 22:58
Ciao Prof,mi fa tanto piacere che mi ha risposto!
Io sono iscritta a scienze biologiche, al secondo anno (come passano gli anni!!!!). Per quanto riguarda il libro l'ho ordinato on line, sperando che questa volta arrivi, finalmente lo leggerò! A lei come va? Insegna ancora a Caserta? E' stato un pioacere sentirla. Un bacione. A presto!
Da Anonimo, alle 01 ottobre, 2007 14:56
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