Scritto sui banchi

09 ottobre 2007

La settimana delle lingue europee, in gambese


La scusa del mal di gamba la tira fuori ogni volta che può: “Non ne vuole sapere proprio di andare”, mi dice con un tono lamentoso. Poi mi salta in braccio ed è tutto contento.
“E tu glielo spieghi alla tua gamba che è importante camminare, altrimenti non puoi fare un sacco di cose, non puoi giocare a pallone, non puoi uscire…”.
Ce ne andiamo in giro così, con lui che mi sta a cavalcioni sulla testa e io che cerco di farlo scendere. “Mamma, ma io non so parlare in gambese”, asserisce convinto di aver trovato un ottima ragione per restare appollaiato su di me. “E allora cerca di imparare il gambese…”, gli rispondo mettendolo giù. Del gambese, ovviamente, non ne abbiamo sentito parlare prima, né io né lui. E’ un’invenzione nuova, fresca della fantasia dei suoi cinque anni. E’ una lingua che può essere fatta di rumori di passi sull’asfalto, netti e precisi come un paio di tacchi oppure prossimi al silenzio come saltelli con le suole di gomma. Il gambese io me lo immagino così. Forse mio figlio utilizzerebbe un altro alfabeto.
Strana cosa le lingue. Il mal di gamba era un pretesto e adesso che siamo arrivati al parco scorazza felice tra i vialetti. Venti anni? Saranno passati venti anni dal mio esame di filosofia del linguaggio all’università. Un’aula affollatissima, piena di studenti e di professori. Giornate intere a studiare filosofi del linguaggio che avrei capito dopo, molto tempo dopo. Ho finito la parte con gli assistenti e sono passata a quella con il docente titolare. “Allora Lei non ha letto la nota 136 del libro?”. “L’ho letta, certo” (ho letto tutte le cinquecento note. Non immaginavo però si dovessero imparare a memoria anche i numeri). “Secondo Lei ci sono più modi di dire bianco al polo nord o all’equatore?”. “All’equatore. Ho capito (finalmente) a quale nota faceva riferimento”. Ecco, la nota spiegava che la lingua è un organismo vivo, molto complesso, con uno stretto legame con la storia e ancor più con la geografia, con lo spazio che abitiamo. Gli eschimesi hanno tanti modi di dire bianco – almeno fino allo scioglimento dei ghiacciai – perché nella monocromia cromatica in cui sono immersi, riescono a cogliere tutte le sfumature. Cosa che probabilmente accade anche nel deserto, ma con il colore, lo spessore e la qualità della sabbia.
Il mio professore era Tullio De Mauro. Nel libro di Educazione Linguistica, di cui curava introduzione e note, c’era una sola illustrazione: la sezione di un tronco d’albero. Se guardiamo le lingue in un momento preciso riusciremo a vedere la forza evidente del passato (con i cerchi sul tronco si contano gli anni degli alberi), e la sua combinazione con il presente. Nessuno strato dell’albero è uguale ad un altro. In ogni attimo nascono e muoiono parole. In ogni attimo muoiono e nascono lingue.
Una decina di giorni fa è stata celebrata la settimana delle lingue europee. Un evento assolutamente invisibile in Italia ma molto celebrato in Europa. Avremmo dovuto ragionare sul nostro (pessimo, scolasticamente pessimo) rapporto con le lingue straniere, sul modo in cui la nostra lingua si contamina continuamente con le altre espressioni idiomatiche del continente sino a formare quello che gli esperti chiamano “intangliano”. Avremmo dovuto. Invece spesso il mal di gamba viene anche a noi, e non riusciamo ad andare troppo lontano, nelle manifestazioni ufficiali.
Oddio, ho perso di vista mio figlio! Lo cerco in tutto il parco, urlando in gambese.

1 Comments:

  • ciao marilena!!!!!sono elena lucente,come puoi ben notare abbiamo lo stesso cognome!!!non vorrei fare una figura da cioccolataia,come direbbe mio padre Giovanni,ma pensoproprio di essere tua cugita,la figlia di gianni e nora!!!ti ricordi???
    spero proprio di si!!!!Questo non è il mio indirizzo ma è di una mia amica!spero solamente che mimanderai una mail a questo indirizzo:simo.ma@live.it ho scoperto questo tuo blog,per caso,navigandosu internet,e mi ha colpito soprattutto per una cosa:per la passione che riversi nel tuo lavoro e nella cultura!!!
    grazie del tempo che mi hai dedicato!!spero che mi risponderai su questo indirizzo!

    Da Anonymous Anonimo, alle 15 dicembre, 2007 16:42  

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