Scritto sui banchi

23 ottobre 2007

Le invasioni barbariche dei compiti a casa

Cinquanta frasi da scomporre: analisi logica e grammaticale. Cento vocaboli da trovare sul vocabolario e trascrivere il significato sul quaderno. Un riassunto, le domande e la ricerca sull’autore del brano. E tre temi, ma questi sono una punizione per uno non svolto il giorno prima. E’ domenica pomeriggio e mio nipote non può uscire. E’ alle prese con i compiti di italiano. Io e sua madre facciamo i calcoli, anche solo per trascrivere le frasi o il riassunto e le domande, il piccolo ci metterebbe dalle cinque alle sette ore. E questo vale per una sola materia, in seconda media. Poi dovrà andare impreparato in scienze, francese e inglese. Ma noi dobbiamo uscire, dobbiamo fare delle commissioni, e siamo bloccate da lui che invece di fare i compiti sbuffa, si angoscia e ci angoscia. Ma può un insegnante mostrare i muscoli in questo modo? Perché è chiaro che quando assegna questi lavori è a sé che pensa, non certo agli alunni. “Quanto sono bravo a farmi ubbidire” pensa, e magari lo dice anche agli amici: “Tutto sta nel sapersi imporre…” Un’altra nipotina, un anno più piccola, la domenica precedente, in un’altra città. Trascorro oltre un’ora e mezza a reggerle il libro mentre lei ripete le invasioni barbariche: ostrogoti (da dove venivano, dove andavano e quando sono arrivati in Italia), visigoti (da dove venivano, dove andavano e quando sono arrivati in Italia), unni (da dove venivano, dove andavano e quando sono arrivati in Italia), longobardi (da dove venivano, dove andavano e quando sono arrivati in Italia). Mentre lei parla a squarciagola io faccio in silenzio un discorsetto con la sua insegnante. Vorrei chiederle: perché? Intanto il perché di tutti questi barbari nel volgere di poco tempo. E poi perché deve impararli a memoria, la creatura. Lo so anch’io il perché delle invasioni, le frontiere dell’impero che diventano poco protette, la grandezza dell’impero romano oramai ridotto a brandelli e poi il bisogno di nuove terre perché quelle in cui i barbari vivevano erano ridotte in povertà. Insegno la stessa materia, ma vorrei vedere come lei spiega queste cose, come riesce a catturare dei ragazzini di dieci anni. Io dopo aver nominato il terzo popolo che finisce in “goto”, noto l’occhio dei miei illanguidirsi, l’attenzione dirigersi in direzioni multiple e a quel punto mi tocca tirare fuori un paio di assi nella manica tipo: la storia della strega di Benevento – non era una donna ma uomini, longobardi, nel normale esercizio di funzioni religiose – Attila con le sue distruzioni in 3D per le quali dovette intervenire il papa. Una storia di superpoteri che si stavano formando e affermando (ma questa esemplificazione la tengo per me).

E soprattutto: come è riuscita a estorcergli lo studio della partita doppia di invasioni e distruzioni?
Ho trovato un volantino sotto il tergicristallo che mostra un orologio e chiede a caratteri cubitali: TUO FIGLIO DEVE FARE I COMPITI?
Domanda retorica, certo che deve farli. Tu che puoi fare per me? E il foglietto mi indica un centro studi che per sessanta euro al mese (a materia o tutto compreso?) prende in custodia il pargoletto e te lo riconsegna con i quaderni finiti e ordinati, diari controllati e materie imparate.
Anche la memorizzazione di ostrogoti e visigoti, mi chiedo?
Il fatto è che la lezione domenicale della nipotina è una sineddoche della situazione della scuola oggi. Frontiere poco protette – chi deve seguirli nello studio, gli insegnanti o le famiglie? - le scolaresche troppo grandi e quindi difficili da seguire e motivare e l’arrivo dei barbari: professori privati, tutor, neolaureate che si offrono per realizzare riassunti e appunti per pochi euro. Perchè le loro terre, quelle del lavoro, sono desertificate… Anche qui, invasioni, distruzioni, cumuli di mancanze, dentro e fuori scuola.
“Pure mia sorella ha tanti compiti alla scuola media”, mi dice un alunno. “Ma io le ho detto di non preoccuparsi, perché quando si arriva alle superiori se i compiti sono tanti non si fanno e basta”.
E lui lo sa per esperienza, dunque c’è da fidarsi.

1 Comments:

  • E che dire, Professoressa, della domanda-claim che campeggia su affissioni e volantini rossi, davanti a delle sbarre bianche:"Imprigionato dagli esami?" (cfr. http://www.eurolaurea.com/slogan.asp)? Al copywriter di tale oscentià, io, darei l'ergastolo intellettivo, sottrarrei qualsiasi forma di sapere rinvenibile sul pianeta Terra.

    Da Anonymous Anonimo, alle 23 ottobre, 2007 23:34  

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