Scritto sui banchi

14 novembre 2007

chi ri-cerca trova... un salmone

“Conoscere”. Si chiamava così l’enciclopedia, bei volumi con la copertina in brossura nera, che abitava nelle case di bambini e bambine una ventina di anni fa. Piena di immagini e di parole, “Conoscere” conteneva un universo intero che prometteva di essere agilmente squadernato e illustrato. Se solo ci si decideva ad aprirli quei libroni incastrati nelle librerie, sfondo perfetto di bomboniere e sopramobili di varia provenienza.
Altri bambini e altre bambine avevano I quindici, meno austeri nell’aspetto e più sbarazzini nei contenuti. C’era un volume persino dedicato ai lavoretti da fare in casa, e in genere era il più sgualcito di tutti. Avere l’uno o l’altro, Conoscere o I quindici, dipendeva dalla bravura dei venditori porta a porta che spergiuravano la necessità di offrire prima di tutto il sapere ai propri figli, nonché la possibilità di pagarlo in comode rate.
Poi è stata la volta di Encarta, la prima enciclopedia per i computer, e conoscere è diventato un verbo facile e a portata di mouse. Tu cerchi, il computer trova, la stampante mette su carta. Neanche la fatica di copiare la ricerca. A scuola si porta direttamente il foglio fresco d’inchiostro.
La ricerca, già. Perché questo solo è lo scopo primario delle enciclopedie, nella maggior parte dei casi: esaudire la richiesta di un insegnante piuttosto che rispondere ad un desiderio intimo di muoversi tra le parole, le informazioni, i saperi, appunto.
Adesso c’è Internet, e le vie delle ricerche sono diventate più democratiche, più economiche e (apparentemente) più semplici.
Il salmone: novemila voci per la parola salmone. Accidenti! Apro le prime pagine a caso e mi sposto da un manuale scientifico in cui mi vengono raccontate le migrazioni del pesce al sito in cui mi viene mostrata la ricetta del salmone al forno (buonissima, per altro). Giro ancora un po’, mi ritrovo in un acquario e poi in un manuale di pesca. Non mi resta che tornare all’inizio, in un dizionario elettronico e fare un sunto per mio figlio.
Infatti è lui che deve fare la ricerca, ma non è ancora capace di navigare da solo. Dunque...
Il giorno dopo un’amica mi chiede di cercare i batteri su Internet. E’ una ricerca per i suoi figli, che però non hanno il computer in casa e nessuno tra i libri che ha consultato parla di batteri. E così mi addentro tra batteri a bastoncini, a cocchi, a spirale. Ma non sono in grado di sintetizzare i termini scientifici, così gli stampo sette pagine (sette!) e gliele consegno senza neanche guardarle sino in fondo.

A che servono allora queste ricerche? Considerando soprattutto che i libri di testo, anche di scuola elementare, hanno anch’essi un’ impostazione enciclopedica e sono composti persino da più volumi.

Il verbo ricercare è bellissimo. Dà l’idea di quello che dovrebbe essere l’apprendimento: una continua esplorazione, un viaggio, anche picaresco, dentro le storie, i fatti, gli oggetti, i concetti del mondo. Ma la ricerca, in che rapporto è con questo percorso? E’ un modo di essere, segna il passo, oppure è soltanto un intoppo, un arresto forzato persino difficile da superare?

“Fate la ricerca sul Rinascimento”. Ho assegnato questo compito ai miei studenti. E mentre io mi imbattevo nello streptococco loro si immergevano nelle volute fantastiche di quel secolo. Il giorno dopo però il risultato è stato catastrofico per entrambi. Io ignoravo ancora gran parte del meccanismo delle membrane unicellulari e loro non sapevano creare raccordi tra il Rinascimento e Michelangelo o Ariosto (che erano citati insieme ad una miriade di altri nomi).

Un articolo su “Le scienze” di qualche numero era intitolato Per una pedagogia rinnovata per il futuro dell’Europa, a firma di un gruppo di esperti di educazione scientifica creato dalla Commissione Europea. Il testo denunciava il calo di interesse per la scienza in questi anni e porgeva ai lettori una proposta concreta e assolutamente condivisibile: “portare nella scuola una scienza hand on e minds on, passando dal metodo deduttivo (un apprendimento passivo in cui ci si limita ad ascoltare la lezione) alla educazione scientifica basata sull’indagine”. Ovvero, osservare fenomeni, discuterne con i compagni, raccogliere informazioni, formulare ipotesi. Così la scuola si trasforma in laboratorio dello scienziato che lavora animato dalla curiosità. Materia prima essa stessa, delle ricerche, di tutte le ricerche. Dentro e fuori la scuola.
Al momento le mie indagini sono due: a che servono le ricerche a casa? E chi deve farle: gli insegnanti, i genitori o gli studenti?

2 Comments:

  • "a che servono le ricerche a casa? E chi deve farle: gli insegnanti, i genitori o gli studenti?"
    Sacrosante domande. Se allo studente non è stato insegnato come fare una ricerca, come progettare una mappa, come raccogliere e selezionare i dati, e non si è fatto tutto questo tante volte a scuola la ricerca a casa non serve a nulla. Se invece c'è stata una preparazione potrebbe essere una buona occasione per un genitore per imparare qualcosa insieme al proprio figlio, per approfondire un tema già trattato a scuola, per motivare un rientro in classe con nuove informazioni da condividere con insegnante e compagni.
    Io ho provato a scrivere una traccia per il "fai da te" (anche se come puoi vedere auspico una guida preventiva da parte dagli insegnanti. Non è importante il punto d'arrivo, è importante il percorso di ricerca e la riflessione su di esso.
    http://rivoli1.scuole.piemonte.it/siete_pronti_a_navigare/ricerca.htm

    Da Blogger Paola Limone, alle 03 gennaio, 2008 22:34  

  • grazie per il sugegrimento e per le preziose informazioni. non posso che condividere, la ricerca in realtà è una metafora dell'intero percorso di insegnamento e dell'apprendimento.
    ma quando a casa passo interi pomeriggi a sintetizzare il carbon fossile, i vini doc della campania, il nocino, il petrolio, penso: mah! cosa resterà a mio figlio di tutto questo? per fortuna anche il tempo è fondamentale nell'educazione, e così, spero...
    buon lavoro

    Da Blogger Marilena Lucente, alle 27 gennaio, 2008 08:50  

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