ritorno alle scuole sacre
Questa mattina noi mamme, ci siamo tornati nelle scuole sacre dei nostri bambini. Stringendo le loro manine, sbilanciate dalle cartelle pesanti, parlando di figurine e di penne cancelline. Camminando dentro la normalità, che sempre, quando ci manca, si rivela preziosa, irrinunciabile, piena di bellezza. Abbiamo solo allungato i nostri percorsi: le colline di spazzatura hanno cambiato la topografia delle strade, i percorsi si fanno più tortuosi, ora ci stringiamo sotto i muri, ora ci sospingiamo al centro della strada, tanto anche le macchine vanno piano.
“Copriti la bocca!”, intima a suo figlio la mamma che ci precede. Stiamo passando davanti ad un negozio di parrucchieri, e per terra ci sono ciocche tagliate, capelli colorati, flaconi di shampoo. C’era un sole tiepido, oggi, ma tutti i bambini avevano le sciarpe intorno al collo per immergerci il naso, e il passo diventava più veloce quanto più lunga era la fila di sacchetti riversi.
“Secondo me dobbiamo prendere un sacco grandissimissimo e mettere dentro tutto”.“E poi lo buttiamo nel vulcano”. “No, e poi lo attacchiamo all’anello di saturno”. Hanno sei, sette anni, e ci stanno pensando anche loro ad un super super potere per risolvere la situazione. Ascoltiamo i loro discorsi in silenzio, riescono persino a farci sorridere.
“Non serve chiudere le scuole”, dicono alcune insegnanti. Non solo perché sono sacre, ma perché domani, dopodomani la spazzatura sarà semplicemente aumentata. E ancora, con maggiore idealismo: “Non serve chiudere le scuole, perché solo le scuole offrono rifugio e riparo dai mali del mondo”. E a questo punto, i bambini non dovrebbero andare neanche più in palestra, in parrocchia, al parco giochi? Qui dovunque e così. E’ questa è la loro città, anche se a tutti fa venire voglia di fuggire.
Diritto alla salute o diritto all’istruzione? Diritto ad avere diritti, prima di tutto.
Bisogna scendere giù, a un metro da terra, ad altezza di bambino. Vedere la spazzatura con il loro occhi, provare la sensazione di sentirsi fisicamente accerchiati. Sentire sotto il naso l’afrore dei rifiuti e l’odore del grembiulino. Odore di detersivo, di ammorbidente, di additivo che le mamme stanno utilizzando in dosi massicce in questi giorni. Perché qui non c’è scampo per nessuno, neanche per i panni stesi ad asciugare.
Forse questa è la sola ragione per accompagnare i bambini a scuola, nella scuola sacra (e possibilmente pulita): poter sperare che lì loro potranno raccontare quello che stanno vivendo, trovare le parole giuste per le loro paure, disegnare quello che vedono, sapere di avere adulti capaci di ascoltarli e amici con cui smettere di sentirsi soli, in questo incubo che non accenna a finire.
2 Comments:
Sì, questo è il posto in cui viviamo...Questo è il posto che ci fa desiderare un'altra terra!!
Ma è anche vero che i problemi ci sono ovunque...dove non ci sarà spazzatura ci sarà sicuramente qualche altro problema!!
E chi ci governa sembra non vedere questi problemi...forse perchè fuori le loro mega ville non la mettono l'immondizia!!!
Forse un giorno riuscirà a salire qualcuno coscenzioso al governo....
ehm....mi rendo conto di stare proprio sognando....ma d'altronde, alla mia "cara" prof Affinito, durante le innumerevoli spiegazioni in classe, sarà sicuramente sfuggito di spiegarci che quello che preme di più ai nostri politici, è assicurarsi il vivere di rendita fino alla morte!!! Poi forse parleranno di qualche problema dell'Italia....ne inizieranno a parlare però....con molta calma....non vanno di fretta LORO!!!
Un abbraccio alla mia carissima prof...(e stavolta non è una caricatura!!!!!!)
Un bacio...Teresa Di Giorgio
Da Anonimo, alle 13 gennaio, 2008 02:34
cara teresa, hai ragione. ogni terra si confronta con un problema, a volte persino con una maledizione.
però, qui non c'è solo una classe politica che ha delle responsabilità. qui, in questa terra che scortica l'anima, c'è anche tanta inciviltà, tanta spazzatura non solo materiale ma anche morale. pensa solo alle cicche buttate a terra nei corridoi della nostra scuola. erano i politici a lanciarle? o noi, che mostravamo il disprezzo per un luogo? studentesse carine, ben truccate con tacchi a spillo - beate loro, che riescono a tenerle per cinque ore - che poi spengono la cicca sul muro, nell'infisso della finestra. non loro, teresa. noi. noi.
quanto a quello che vi abbiamo o non abbiamo insegnato, non sempre non per tutti è facile aprire finestre sul mondo, discutere di attualità, ma gli insegnamenti sono anche quelli che non si vedono. e si scoprono solo nel tempo. forza! al lavoro anche tu. a caccia di cose buone che la scuola ti ha dato... un bacio anche a te
Da Marilena Lucente, alle 27 gennaio, 2008 08:45
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