Scritto sui banchi

27 febbraio 2008

Adolescenti: istruzioni per l'uso.(non è vero ma ci credo)

Adolescenti, istruzioni per l’uso. Credo di avere in casa almeno un paio di libri con un titolo simile, più tanti altri manuali, saggi, dispense di programmazione neurolinguistica, appunti presi durante i corsi di aggiornamento, perfezionamento et similia. Non sono mai riuscita a comprendere, ma neanche lontanamente, gli enigmi dell’adolescenza. Perché alcune ragazzine mangiano senza sosta dalla prima alla sesta ora e altre sono secche come acciughe? Cosa avvicina, al di là del dato anagrafico, un ragazzino tutto brufoli da un altro ricoperto di piercing e tatoo? E come la mettiamo con quelle che hanno lo stesso taglio di capelli ma dei modi radicalmente diversi di comportarsi? Adolescenti. Questa volta, forse, possiamo farcela: il nostro sos è stato raccolto dalla televisione. Martedì sera su La 7. Se solo i figli ci lasciano avvicinare al televisore.
Nella prima parte della puntata, un osservatore esterno, guarda, filma e commenta le nefandezze che un figlio, una figlia compiono a danno dei genitori: hai l’alzaimer (a 42 anni!), non capisci niente, zitta tu! non mi comandi.
In genere gli strali sono rivolti alla madre, o al massimo alle sorelle più grandi. Si sa: le mamme , le donne di casa, sono il danno maggiore che il mondo possa arrecare ai figli.
Ad un certo punto, l’esausta genitrice prepara la valigia ed esce di casa. Non con spirito di vendetta: adessomocciosovediteladasolo! No: la mamma guida con calma il drappello di tutti i familiare per lasciare l’erede in compagnia di un life coach.
Va via lasciando un dvd in bella vista in cucina. Guarda un po’ bello!, non lo dice ma secondo me lo pensa. Il figlio accende il lettore dei dvd e osserva sconvolto il messaggio di addio (temporaneo). Driin! Non si è ancora ripreso dall’idea di avere una casa vuota, tutta per lui, e subito arriva il coach. Anche lui con una valigia trolley (ma non si sa perché se lo porta dietro, infatti di lì a poco usciranno da quella casa).
I due parlano sul divano, il coach gli mostra i video, gli chiede se si piace così. Lui non ammette che fa schifo, ma in qualche modo si convince a collaborare. E allora: arti marziali (per colpire devi imparare a essere colpito), lavorazione del vetro (bisogna saper maneggiare gli oggetti taglienti) , incontri con artisti di strada (si deve andare alla ricerca di parti inesplorate di sé).
Tempo tre giorni, il ragazzino è rinato: il sorriso splende sul suo viso, non è più aggressivo, persino i brufoli sembrano spariti. Sei pronto? Certo, dice lui. Seconda parte: scrittura. Scrivi quello che hai visto di te, come eri e come potresti essere, il passato e il futuro, le doti che hai scoperto e quelle che potresti potenziare. Lui è trasfigurato. Si torna a casa, si abbraccia mamma – non è vero che sono un guaio, le mamme: sono la cosa più bella del mondo… - ci si stringe con gli amati fratellini e si piange un po’. Ho capito, ho capito.. dicono a fine puntata.
Tutti capiscono, in ogni puntata, e finalmente iniziano a vivere felici e contenti.
Perché? Perché vedere un programma così? Quale bisogno di rassicurazione, di certezza, spinge noi genitori, educatori, zii e amici di ragazzi adolescenti a buttarci tra le braccia del primo (reality) venuto? Perché abbiamo un disperato bisogno non solo di consigli ma persino di istruzioni. Il nostro compito è quello di aiutare l’adolescente a essere se stesso. Lo ha detto pure il coach che questa è una fase di scoperta e creatività. Bisogna anche inventarsi, durante questa fase della vita.
A parte che, ci si dovrebbe inventare in tutte le fasi della vita, ma come faccio a creativizzare la mia esperienza se tu mi dai le prescrizioni, la posologia, le indicazioni quasi fosse una terapia farmacologica? E poi, perché tutti i conflitti si ricompongono in un happy end così prevedibile e scontato, replicato puntata dopo puntata? Sembra un programma così fresco, così innovativo, e invece, superata la crosta di imbonitori dei buoni sentimenti, ci si rende conto che ha un nocciolo conservatore inespugnabile. Ma queste sono considerazioni presto soppiantate dalle iniezioni di fiducia dei coach, che in fondo schiacciando l’occhiolino al nostro spirito vigile e critico ci chiedono: che ti costa provare? Infatti…

21 febbraio 2008

noi siamo qui

oggi pomeriggio, alle 18 00, presso la libreria mondadori in via benedetto croce a napoli, ci ritroviamo per un brindisi , per il mio e altri nuovi libri della casa editrice.



07 febbraio 2008

l'illuminismo spiegato a una prof

A scuola ci sono giorni che si aspettano per tutto l’anno. Più delle feste, più dei compleanni. Perché un insegnante ha l’appuntamento con il proprio argomento preferito, o quello che ritiene fondante, essenziale. Se capiscono questo, hanno capito tutto. Ma va bene anche se capiscono solo questo. Chi se ne importa dell’assolutismo di re sole! Al diavolo Giacomo I e Giacomo II! E quelle guerre di successione che fanno venir voglia di strappare le pagine.

I L L U M I N I S M O.

Finalmente! E di anno in anno la lezione diventa sempre più bella e interessante, le frasi mantra si arricchiscono di particolari, di sfumature, di aneddoti con cui catturare l’attenzione.
Sconfiggere il buio con il lume della ragione. Il sapere coincide con la libertà. Il cielo stellato sopra di me, la morale dentro di me. Kant non c’è nei libri di storia, ma bisogna parlane lo stesso: l’illuminismo è una categoria dello spirito che ancora oggi ci appartiene.
E che dire di Montesquieu, quando, ragionando sulla sete di dominio, spiega che la sola cosa necessaria è che “il potere arresti il potere”.Anche se oggi quella parola arrestato, insieme a potere, rischia di portarmi in un terreno insidioso. Non oggi, la prossima volta ne parliamo, giuro. E subito, in picchiata verso Rousseau, e il suo “Discorso sull’origine e i fondamenti della disuguaglianza fra gli uomini”. Perché c’è stato questo processo di degenerazione dell’umanità? Avrebbero molte cose da dire a proposito. Ma io li precedo: all’origine di tutti i mali c’è la formazione della proprietà, sconosciuta allo stato di natura. Il buon selvaggio ignorava il concetto di mio e tuo. Con la proprietà, nata insieme all’uomo civile, sono nate le differenze tra ricchi e poveri e di qui sono scaturite tutte le altre ingiustizie e sopraffazioni.
“Al paese mio ci stanno tanti buoni selvaggi…”. Freno di botto.
Il mio alunno abita a Marcianise, e non avevo mai sospettato il legame tra questa cittadina e il mio Rousseau. “No, se uno lascia il motorino per la strada, ci sono tanti buoni selvaggi che non ci pensano che ci può essere la proprietà privata, salgono sul motorino e se lo prendono. Fanno sempre questo”.
Si ride per la forza del paradosso, mentre si fa la conta dei motorini e delle bici che sono stati rubati nel corso dei loro diciassette anni. Abbastanza.
Un compagno replica: “Allora sono più civili al paese mio”, che è vicino Napoli, patria di un altro illuminismo, intenso e complicato. “Da me, se non ci sta la proprietà non si fanno furti. Vogliono tenere la soddisfazione loro”. E cioè? “Per rubare qualche cosa ci deve stare un catenaccio, un lucchetto, un segnale che quella cosa non si tocca e loro la vogliono avere per forza”. Fammi un esempio, continuo a non capire.
“Professorè, l’altro giorno stavamo facendo un trasloco da casa di mia nonna. Dovevamo portare i mobili a un'altra parte. Siccome il furgoncino era tutto pieno abbiamo lasciato un comodino in mezzo alla strada, per fare un altro viaggio. Un signore si è girato tutto arrabbiato è ha detto: mo’ vi siete imparati tutti quanti a lasciare la munnezza mezz a via. Mio padre l’ha guardato storto. Siccome stava là, senza catenaccio nessuno se lo prendeva: era munnezza. Ma vi faccio vedere che se quel comodino lo legavamo a un palo con una bella catena, dopo dieci minuti sicuro non ci stava più”.
Sicuro io non so che dire, la discussione prosegue tra di loro, tra esempi e controesempi. Un dibattito alla maniera dei philosophie. Tratto da quella sterminata enciclopedia che è la loro vita.
Dubbio. Ma poi Proudhon e la sua teoria – la proprietà è un furto” glielo spiego o no?


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