Scritto sui banchi

10 maggio 2009


Certo, è stato detto di tutto. Quando una storia sbarca a Porta a Porta, entra nel regno della serializzazione dei casi umani. Perfetti sconosciuti diventano familiari, la villetta è scoperchiata, si aprono i cassetti dell’intimità, si vaga con lo sguardo della telecamera lungo le pareti, sui comodini, tra gli scaffali. I nomi, quelli soprattutto, entrano nella nostra vita. Diventano parte della cerchia di conoscenze comuni. E’ successo ad Anna Maria (Franzoni, ma è una delle poche ad aver conservato il cognome), ad Olindo e Rosa, perfino a Eluana. E adesso è il turno di Noemi. Da questo momento in poi, da quando cioè tutto è stato detto, si procede con la raccolta di particolari, di piccoli microscopici dettagli. Il pendente mostrato tra le dita (splendido il french delle unghie), i boccoli biondi, il vestito scollato, la colonna sonora di Scugnizzi cantata insieme al premier, il ristorante di Casoria, l’invito, e soprattutto l’aggettivo vezzeggiativo “papi”. Papi. Come nella canzone degli Squallor tanti anni fa.
Papi. E viene giù tutto. Come un terremoto. Stessa audience, verrebbe da dire se non si temesse di essere blasfemi e offensivi con chi il terremoto l’ha vissuto – e continua a subirlo – davvero.
Veronica impazza sulle copertine, a Noemi devono aver consigliato l’understatement. Per il suo e per il nostro bene.
E poiché so tutto di lei, della sua festa – ho visto l’invito e le foto su internet, mi sono iscritta al gruppo “Brinda con papi” su facebook - chiedo a loro, ai miei alunni altri particolari sulle feste dei diciotto anni, arrestandosi le mie competenze alle cerimonie di battesimo e di prima comunione.
I riti sono però più o meno analoghi. La festa è un tripudio di attese, di sogni, di fantasticherie. La fatidica data aleggia nell’aria almeno un anno prima. Si nutre di una ridda di ipotesi considerate e sconsiderate, di margherite sfogliate per la scelta dei locali (in centro o in periferia), del vestito (lungo o corto? per lei. T shirt griffata o giacca? per lui), degli invitati (solo amici o amici&parenti), del regalo per chiudere le feste (collanina d’argento comprata all’ingrosso al Tarì o charms di Hello kitty?) Questioni di vitale importanza, dunque.
Discussioni infinite i cui principali interlocutori sono: il /la festeggiato/a, la mamma, le amiche, gli amici. La confusione regna sovrana. E la festa si avvicina vertiginosamente, scivolando tra i meandri del tempo.
Esattamente come Noemi, anche i miei alunni si aspettano un ospite di riguardo. No, al presidente non ci aveva pensato ancora nessuno. Di alternative però ne hanno parecchie: cantanti neomelodici per un’ora o per tutta la sera, dj strafigo della radio o della discoteca più in voga del momento, anonimi animatori ma di comprovata esperienza che fanno ballare tutta la sala, compreso la nonna che chiude il trenino brigitteee e bardoooobardoo, brigitteeee e viene il sospetto che sia leggermente alticcia (no, no! È così di suo, argento vivo che tira fuori ad ogni festa di famiglia. Gli acciacchi ritornano l’indomani mattina).
L’ospite d’onore è forse l’unica decisione che spetta al padre, al signor Letizia della situazione: per un qualcosa di eccentrico o di significativo si arriva a sborsare anche tre quattro mila euro.
Mi mostrano un po’ di inviti, esito della felice coniugazione della bellezza della giovinezza e della magia del Photoshop. Bellissime, eleganti, televisive, tremendamente televisive.
Il must delle feste è comunque il cd della vita della diciottenne. Una raccolta di foto, e che fatica la raccolta!, coinvolgente amici parenti vecchi conoscenti, mandato a flusso continuo sul maxischermo del locale. Foto foto foto. Prima durante e dopo. Questa è la vita delle diciottenni festeggianti.
Dopo, però qualcosa cambia. Te ne accorgi che c’è stata una festa quando a scuola arrivano con la borsa di Luois Vitton (ma in quanti si sono messi insieme per comprala? Costa l’equivalente del mio attuale tfr), con un mega bracciale di Alviero Martini (perché piace così tanto?), con un ciondolo Sweet Year (e l’anno prossimo? Quando non si userà più cosa accadrà? Stessa sorte della chiave di Dolce e Gabbana in voga qualche anno fa). Ma te ne accorgi pure che ci sono alunni che non festeggiano mai. Che non gliene importa niente di niente. non hanno molto da festeggiare.
Perché una cosa sola ho capito, dopo la storia di Noemi e di tutte le ragazze con cui ho parlato in questi giorni: diciottenni si nasce, non si diventa.


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