Agenzia Mattei, la pubblicità che fa scuola

Non si era mai vista una cosa così. Un manifesto gigante campeggia davanti all’Istituto Mattei di Caserta, realizzato dagli studenti, in collaborazione con i docenti e con le istituzioni. Oltretutto è anche bello.
L’idea: creare, all’interno della scuola una vera e propria agenzia pubblicitaria - Agenzia Mattei, come il nome dell'Istituto Professionale che ospita al proprio interno un indirizzo di grafica – che si occupi di temi di comunicazione sociale. A renderla concreta un prof, Emanuele Abbate. Siamo stati colleghi, dunque lo conosco bene e abbiamo spesso discusso di comunicazione e pubblicità. Per capirci, è quel tipo di prof che va vedere ai suoi alunni tre ore di The corporation. Molto sospettoso e guardingo con la pubblicità, assolutamente diffidente dei meccanismi troppo oleati della comunicazione di massa, dei consumi e delle mode, da insegnante di grafica pubblicitaria , utilizza, insegna ad utilizzare gli stessi mezzi, cambiando però i messaggi.
“Ogni mese - mi spiega il prof Abbate - la Provincia sceglie un tema, lo presenta e lo accompagna con del materiale informativo. I docenti che desiderano essere coinvolti informano i loro alunni e dopo qualche giorno raccolgono il materiale prodotto, in questa fase dei semplici bozzetti. Tra di essi vengono selezionati i primi cinque, di questi il migliore è rielaborato dagli alunni più esperti al computer e poi affisso su strada, gli altri quattro vengono stampati in formato più piccolo e affissi sul retro del tabellone”.
Capito?
In questo manifesto tre metri per sei – che ruba felicemente spazio alla desolazione di certi cartelloni cittadini - anche la modella è una alunna e per chi lavora con i ragazzi è facile immaginare quanta fatica, quanto impegno, quanto lavoro c’è dietro.
Pensare, immaginare, fare, rifare ancora, riprovare, vincere la stanchezza, vincere la scommessa, vincere. Vincere e pure avvincere!
“Il bucato è sempre più bianco ma il mare è sempre più nero” recita il claim del manifesto. Si parla dunque di inquinamento, di detersivi, di risvolti inquietanti dietro reclame rassicuranti.
Eppure a me sembra che quel bianco e nero, quella dialettica cromatica include anche qualcos’altro.
Il bucato è sempre più bianco. Bianco e luminoso, come la voglia sempre più ostentata di ecologia. Il mare è sempre più nero: non una voce ancora che si sia levata a favore dell’educazione ambientale, grande assente nei piani di studio e confinata negli interstizi delle scienze, della geografia e mai pienamente vissuta dalle scuole.
Il bucato è sempre più bianco. Come le critiche incandescenti mosse da ogni dove alla scuola (l’ultima in ordine cronologico, riguarda la diligente mediocrità degli insegnanti). Il mare è sempre più nero. In aula ci vanno quelli che non scrivono sui giornali, quelli che lavorano, che ci credono, che si impegnano. Ciascuno a suo modo. (Per gli altri, quelli che non lavorano, che non ci credono, che non si impegnano: prima o poi adà venì Brunetta!) .
“Il bucato è sempre più bianco, il mare è sempre più nero”. Però! niente male una scuola che colora la città.