Scritto sui banchi

12 giugno 2008

di gomorra e altre pezzotte


Negli ultimi giorni di scuola, sono piene come i centri estetici. Stesso ritardo sulla tabella di marcia, stessa ansia da prestazione e persino gli stessi risultati. La prova bikini incombe e allora si corre ai ripari: solarium e tempi della bellezza hanno decine di prenotazioni. Una decina di sedute per limare centimetri a colpi di onde elettromagnetiche e massaggi di mani esperte.

Analogamente le fotocopisterie fuori scuola.
Compiti in classe ed esami si affrontano così. Non con una dieta – ricostituente! – di studio, ma con blandi palliativi: fotocopie in scala ridotta, appunti scaricati sui telefonini, temari di tutte le specie. Sette chili in sette giorni, per le diete. Un sei meno meno per le interrogazioni e le verifiche di fine anno. Le fotocopisterie sono piene di clienti che rispondono ad un solo imperativo: copiare, copiare, copiare.
Nell’ordine ho sequestrato: un intero capitolo di italiano infilato nella “spilletta” del compito in classe, un brano di Petrarca sotto un cappellino, un foglio di appunti nel vocabolario. Per le interrogazioni salva candidati, di fotocopia in fotocopia, dagli appunti della più brava della classe, Vitangelo Moscarda di Pirandello ha subito numerose trasformazioni onomastiche: mostarda, moscarola e moscaiola. L’ablativo assoluto latino “Cesare stando” nel passaparola da un banco all’altro per effetto della scansione sillabica è diventato Cesare standò, con un passato remoto inesistente che ha reso incomprensibile il resto della versione, anche se nessuno dei partecipanti al passaparola se ne accorto.
Nelle nostre scuole, dove le lezioni di legalità sono oramai pari a quelle curricolari, si copiano persino i temi sulla legalità. Come se la legalità fosse qualcosa da leggere nei best seller, da vedere a cinema, e non già da praticare. Gli insegnanti si comportano come ritengono più opportuno. Chi finge di non vedere, chi si comporta come un vigile urbano, chi esce dall’aula con la speranza di aiutarli un po’. C'è chi dice che è meglio lasciarli copiare. Tanto chi non studia non sa copiare comunque e l’esito della prova è in ogni caso negativo. Almeno gli altri, copiando imparano.

Mentre sfilo i temari da sotto i banchi mi chiedo se anche per la scuola occorra un commissario straordinario, un piano di smaltimento dei rifiuti – troppa tanta carta sprecata – insomma qualcosa che ripristini la normalità. Ma mentre sono immersa nelle mie fantasticherie un alunno dirotta i miei pensieri sul totoesami. “Può essere che ci danno un tema sulla camorra professorè?”, non lo so. Non credo, in ogni caso non ho mai indovinato. “No, è che tengo Gomorra. Ce lo vogliamo vedere domani tutti insieme?”, mi dice il mio alunno sfilando il cd imbustato in una foderino di plastica.“Hanno copiato persino Saviano?”, chiedo girandomi il cd tra le dita. “Eccome, professorè! quello è il più importante!”.
Quello che è importante si copia, ecco l’equazione. Dal Canzoniere al film in programmazione nelle sale. O si copia o si fotocopia. “Allora, ce la vogliamo vedere questa pezzotta?” “Siiii siii”, dicono gli altri in coro, senza lasciarmi il tempo di rispondere.

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