Scritto sui banchi

20 aprile 2008

grandi elettori crescono

Sono finite da poco, le votazioni. Concentrati sui risultati, si dimenticano i processi. Quelli apparentemente marginali, minori, che pure fanno la difefrenza. Come il voto dei ragazzi, degli studenti, ad esempio. Sullo sfondo: da una parte la gerontocrazia della classe politica, con il nuovo (?) premeir che si definisce giovane, dall’altra la giovane candidata della parte avversaria che ha promesso di portare con sé la propria inesperienza.
Prima del voto, la politica sembra non aver resistito alle sirene della giovinezza, con il lifting vero dei politici e il botulino simbolico iniettato nei programmi della campagna elettorale e si è parlato, per brevssimo tempo, di votanti freschi freschi, magari sedicenni.
Sarebbe un atto di coraggio vero, il primo voto a sedici anni.

Prima però alcune osservazioni, guardandoli votare.
A scuola, ad esempio, a inizio anno, in occasione delle votazioni dei rappresentanti di classe, d’istituto e dei rappresentanti dei genitori: si impara a presentare le liste alla scadenza stabilita, a scrivere sugli scatoloni per contenere le schede, a contare i voti, a firmare i verbali. Anche se le schede spesso sono striscioline di carta o fogli prestampati fotocopiati in segreteria.
I rappresentanti di classe e di istituto, sovente sono scelti tra quelli che in campagna elettorale hanno promesso più gite e più giorni di festa, l’analogo della riduzione delle tasse (o ognuno la propria variante di demogogia). La partecipazione è alta, anche se già pochi giorni dopo la vita politica scolastica latita nella quotidianità, le gite non si fanno per mancanza di professori disponibili e alle riunioni istituzionali si registra un progressivo assenteismo che a fine anno raggiunge livelli prossimi allo zero.
I genitori sono un mistero elettorale. Presenti alla materna e alle elementari, scompaiono dalle medie alle superiori, come se gli studenti diventassero politicamente orfani all’improvviso. Mamma e papà alle superiori entrano solo per sapere: mio figlio che voto ha preso?

Loro, i figli, nel frattempo, hanno altro da votare: il tronista di turno, il vincitore del grande fratello, la squadra di amici, il naufrago più figo dell’isola dei famosi. In tv le elezioni subiscono una trasformazione onomastica. Si chiamano: nomitation. E hanno il vantaggio del minimo sforzo, massimo risultato. Basta un sms per sentirsi parte di una comunità, per muoversi agilmente al di qua e al di là dello schermo, per sapere che quello che si sta scegliendo avrà un esito concreto. Sarà per questo che la partecipazione non solo è altissima. Con il vantaggio che ci si diverte pure.
Sanno e vogliono votare, i ragazzi.
Sono altre le cose che ignorano, la politica ad esempio. Prima o poi bisognerà che qualcuno gliela spieghi. Insieme alle ideologie, agli ideali, a quella cosa complessa e delicata che è la democrazia.


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