Scritto sui banchi

09 marzo 2008

di dove sei, un'intervista


due appuntamenti importanti questa settimana per "di dove sei"
martedì, 18.30 alla libreria fnac di napoli
venerdì, 18.30 alla libreria guida di caserta

nelle presentazioni accadono tante cose, si racconta un libro ma al contempo se ne citano altri, si parla di altri libri, di idee che sono nell'aria, si consegnano storie che troppo velocemente vanno via.
alla presentazione di aversa, la scorsa settimana, è seguita un'intervista di peppe roncioni. e questa è una anticipazione prima che vada in stampa.

Il cumulo di recriminazioni e insoddisfazioni che intasano la vita della protagonista iniziano a venire alla luce apertamente dopo l’inaspettata proposta del marito di trasferirsi in una diversa città. Cosa le manca per dar voce ai propri bisogni?


L’occasione giusta. Per fare il punto in cui siamo, con noi stessi, con i nostri progetti, con i nostri desideri, dobbiamo essere messi alle strette, dobbiamo sentirci chiamati in causa e ricordarci di noi, ogni tanto. Lei deve decidere se andare via. E solo allora si chiede veramente: cos’è che sto lasciando? E a quel punto incomincia il viaggio dentro la propria storia e la propria città.

Tutta la vicenda è immersa nella città di Caserta, passata al setaccio dall’occhio implacabile della protagonista; più la conosce più cresce in lei un incolmabile senso di estraneità nei confronti di quel posto. Perché proprio non riesce a mettere radici a Caserta?

Non c’è Caserta! Non l’ho mai nominata, anche se ho dato precisi segnali di riconoscimento, né tanto meno è mia intenzione disprezzarla. La città in cui si svolge la storia rappresenta una città complicata come tante. In cui è difficile mettere radici, per ragioni che riguardano, come in botanica, a volte la qualità del terreno, a volte le caratteristiche della pianta. Ci sono città che ci fanno crescere e stare bene, dove un piccolo seme può diventare un albero secolare, altre in cui nonostante innesti e cure e diserbanti, la pianta non riesce ad attecchire. Questo però non significa ignorare la città in cui si vive, per un giorno o per decenni, e peggio, non rispettarla, non averne cura.

Colpisce l’abitudine della protagonista e il marito di isolarsi nei momenti in cui devono prendere delle decisioni importanti per la loro vita di coppia e familiare. E’ un male che colpisce solo loro, oppure la loro chiusura deve essere vista una modalità consueta che marca la sostanziale distanza esistente tra gli uomini e le donne?

Chi non conosce l’atroce solitudine dell’essere in due? E questo non riguarda la qualità delle persone, non sempre almeno. La solitudine nasce dal dolore, o dalla paura – di rivelarsi e persino di restare soli. Ma è anche una incredibile risorsa della convivenza umana. E credo sia una inseparabile compagna di uomini e donne, vecchi e bambini.

Descrivi un universo che presenta un doppiofondo, smascherato dal vizio di “osservare” della protagonista. Quali conseguenza ha sulla sua vita questa continua presa di coscienza del fatto che la realtà, il più delle volte, non è come si presenta in superficie?

Questo libro è stato presentato a maggio al salone del libro con un altro titolo: Niente è come sembra. Dopo qualche giorno è uscito il cd di Battiato: Niente è come sembra. Con l’editore e la redazione abbiamo cercato un altro titolo. Ma in controluce, l’idea che dietro uno spazio ce ne sia un altro, dentro una casa si custodiscano storie invisibili, tremende o bellissime, è rimasta. La protagonista ha il vizio di osservare, di leggere, di cercare messaggi, perchè è animata dal bisogno di capire, con ostinazione. All’inizio è sconvolta, basita, ci sono vicende che la lasciando perplessa, che vanno rifiutate: il doppio fondo è pericoloso, custodisce menzogne, cela ingiustizie, differenze, e anche corruzione, malavita. Ma è anche vero che ci sono dei luoghi segreti, dei doppi fondi che sono tali solo perché non hanno la possibilità di uscire allo scoperto, o perché nessuno ha mai guardato in profondità, e sono pieni di tesori. Niente è come sembra: neanche un doppio fondo!

Nel libro sono presenti tante donne che trascinano la propria esistenza senza sussulti, annegando in un’anonima quotidianità. Cos’è che impedisce alle donne di mettere le ali ai propri sogni?

I tacchi? Le snacker? Le infradito d’estate e i camperos d’inverno? Non so rispondere. So che tutte camminiamo con il nostro passo dentro la vita: incerto, elegante, sportivo, marziale, ognuna ha il suo. C’è una dimensione quotidiana che ci chiama, che richiede la nostra presenza, reale, concreta, un insieme di azioni molto semplici, ma ineludibili, a cui non ci si può sottrarre. Se si ha la forza, l’immaginazione e le persone giuste accanto, è possibile traghettarli, questi sogni, nella propria vita. E andarsene in giro con un paio d’ali: a fare la spesa con il proprio compagno, al mare con le amiche, al parco con i bambini, al cinema da sole, e così via.

Tu, di dove sei…e dove sogni di andare…

Dal 1967 sono ufficialmente iscritta all’ufficio anagrafe del comune di Noicattaro, 15 chilometri da Bari. Ma sono andata via alla fine del liceo, dunque sono oltre venti anni che non ci abito più, ma continuo ad andarci, praticamente sempre. E’ dietro l’angolo. Da tutti i posti del mondo, per me, il mio paese, è sempre “dietro l’angolo”. Ma credo di avere diritto di cittadinanza onoraria in certi luoghi che ho frequentato sin da bambina nelle pagine dei libri. Almeno di una ventina che conosco (quasi) a memoria. Ho a lungo frequentato la Roma umbertina di Pirandello e la sperduta Casarola di Bertolucci, Genova, la città fatta di scale di Caproni e le terre desolate di Montale. Ancora scogli, mare e faraglioni di tanti autori siciliani e Napoli, da Boccaccio sino ai giorni nostri. E più lontano, ho a lungo navigato nell’acqua rossastra e violetta della Ballata del vecchio marinaio e camminato nella Parigi di tutti i romanzieri francesi. Ma il posto in cui devo tornare per sentirmi a casa è il giardino delle rose nei Quattro Quartetti di Eliot: “il genere umano non sopporta troppa realtà"
Dove sogno di andare? Niente sogni, voglio essere sorpresa dalla vita, e dalla imprevedibilità degli itinerari, delle fermate, degli incontri…

4 Comments:

  • Cerco di calmarmi, cerco di capire
    Ma il tuo cuore oscuro mi fa paura
    Guardo i tuoi occhi corvini è …..
    Non riesco a parlarti guardandoti negli occhi
    Ho paura di essere afferrato dalla morte
    Ma tu con le tue ali oscure mi proteggi
    Nella sicurezza e nella paura
    Entrambi i nostri visi piangono ……

    Oh! Angelo nero non piangere
    Per me e per i miei problemi terreni
    La tua ala spezzata ora guarirò
    Lavandola con le mie lacrime di paura
    Forse una speranza di vederti
    Volare ci sarà un giorno!

    Cerco di calmarti, cerco di farti capire
    Ma il tuo cuore è puro per un essere come me
    Guardo le tue labbra tremare è …..
    Non riesco a proteggerti come dovrei
    La mia ala mi impedisce di volare
    Per portarti via con me da questo mondo
    Ma ….. ora ti posso solo proteggere
    Insieme alla mie lacrime di dolore puro

    Oh! Giovane ragazza non piangere
    Per me e per la mia ala spezzata
    La tua malinconia ora guarirò
    Stringendoti con la mia ala sana
    Forse una speranza di vederti
    Sorridere ci sarà un giorno!

    La mia lacrima scende
    sulla tua ala spezzata
    la mia ala sana protegge
    il tu corpo tremante
    siamo uniti da due e e sole
    emozioni:"Amore,Paura"

    Ma la morte ci sta raggiungendo
    Oh! giovane umana se devo
    morire, morirò tra le tue braccia

    Ma la morte ci sta raggiungendo
    Oh! angelo nero se devo
    morire, morirò stringendomi a te

    vediamo professoressa chi puo aver scritto queste righe tra i suoi alunni?!sicuramente la persona che la messa qui e che ha vergogna di dirgli chi è

    Da Anonymous Anonimo, alle 10 marzo, 2008 17:25  

  • Ed è anche qualcuno che sbaglia, proprio alla fine.
    Facendo due errori: "la" invece di "l'ha" e "dirgli" invece di "dirle".
    Strano. Nervosismo finale.

    ps
    uff, 'sti commenti che ti classificano anonimo solo perchè non hai un account tizio o caio.
    Sono Angelo (e la ricetta te la scrivo domani)

    Da Anonymous Anonimo, alle 19 marzo, 2008 00:01  

  • che belli invece 'sti commenti che ti consentono correzioni importanti. speriamo se ne sia accorto anche il giornalista!
    grazie...
    aspetto ricetta per relativa analisi del testo

    Da Blogger Marilena Lucente, alle 19 marzo, 2008 09:12  

  • Gli "errori" erano nel testo del primo commento, non nell'intervista....
    Qui c'è un quiperquòòò, come diceva il Principe.
    E la "ricetta" non arriva neanche stasera.
    Domani va bene?
    Angelo

    Da Anonymous Anonimo, alle 19 marzo, 2008 23:49  

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