Il fatto è che io non riesco a pensare ad altro. Magari faccio altro, faccio la spesa, leggo, correggo i compiti, vado a teatro, stiro i panni, seguo il telegiornale, variando l’ordine a seconda dei giorni e delle ore, ma penso sempre ad una cosa sola. A quella, a questa.
L'altra sera siamo rientrati a casa in macchina, con i bambini. La polizia aveva bloccato l’accesso per la strada di casa nostra, da entrambi i lati. Stanno pulendo. E siamo stati contenti. Una bella notizia. La mattina dopo abbiamo attraversato la strada e abbiamo trovato uno scempio, diverso da quello del giorno prima, ma di uguale dolore. I muretti delle aiuole erano divelte, sul cemento c’erano ancora i graffi delle ruspe, il palo dell’insegna piegato. “E’ come la guerra!” mi ha detto mio figlio. Proprio così, come una guerra.
Nella strada successiva, la situazione era identica al giorno prima. Colline di rifiuti. E tra di loro spuntavano persino tre alberelli rinsecchiti. Ostinatamente stanno crescendo. Con quell’humus formidabile, chi le ferma!
“A scuola mia ci sono i topi! C’è la disinfestazione”, mi ha detto con un sorriso il bambino che abita accanto. Lui è a casa, si sta anticipando le domande di storia. “In che senso l’Egitto è il dono del Nilo?” mi ha chiesto, dovrebbe essere il contrario?”. Gli ho raccontato di Erodoto, però secondo me aveva ragione il bambino. E' difficile fare un dono alla terra che abitiamo...
“A scuola mia i topi non li hanno ancora trovati”, ha risposto mio figlio. Ecco, loro parlano così, di questa normale emergenza che è entrata nelle loro vite. Paolo, tra poco compie sei anni e progetta il suo compleanno fantasticando di bacchette magiche per trasformare i sacchetti di spazzatura in scoiattoli.
E’ vero, davanti scuola sua hanno pulito, ma stamattina per raggiungere il mio istituto dopo averlo accompagnato ho attraversato una strada con la spazzatura da un lato all’altro del marciapiede. Un varco che diventa sempre più stretto. Sono arrivata con gli occhi lucidi. Per la rabbia. E forse per effetto di qualche sostanza irritante. Non lo so e non mi importa saperlo. In classe abbiamo letto un articolo di giornale. Incominciava con la città di notte piena di topi e di cani. E in questa notte che si è infilata nella mattinata scolastica, i miei alunni hanno raccontato della vita nei loro paesi. Sembra che in alcuni la situazione peggiori di molto. Lontani dalle telecamere, dalle attenzioni dei politici, i cumuli crescono insieme a loro, insieme alla loro adolescenza. Sembra si sia detto tutto, si sia visto tutto, invece c’è ancora bisogno di parlare. Forse solo per vincere questa solitudine che entra dentro. Mentre fuori tutto si gonfia, straborda, esonda...
2 Comments:
Non vivo in Campania ma conosco la sua bellezza e sono profondamente dispiaciuta di tutto quello che sta succedendo e tanto più, sapendo che non è altro che la punta dell'iceberg e che entro breve sarà il problema di tutte le amministrazioni. Vi sono affettuosamente vicino col pensiero e mi chiedo anche: come fate con i rifiuti casalinghi? Non potreste singolarmente o a gruppi di due, tre differenziarli e autonomamente con macchine private portarli a ditte che li riutilizzino? Oppure nelle campane di quei pochi paesi campani che differenziano? Conosco persone che l'umido lo tengono in balcone in appositi contenitori che lo trasformano in humus. Io stessa ne uso uno. Il secco poi non puzza e non si altera se ben pulito e può essere anche conservato. La carta può essere bruciata non quella plastificata, nei camini. Io non compro più tantissime cose che sono inutili e poco differenziabili come, per esempio, i giornali plastificati e patinati e tanto altro. Penso che se abitassi lì proverei senz'altro anche un solo pochino, anche se so benissimo che sarebbe una gocciolina nel mare........giusto per consolarmi e pensare positivo....sperando che una gocciolina conti. Piera.
Da Anonimo, alle 24 gennaio, 2008 20:22
grazie piera. le goccioline, servono. accidenti! e poi non sono affatto goccioline. sono piccoli segni di civiltà, di cui si ha un estremo bisogno.
una mia amica assessore mi spega che che qui il marcio era così profondo e radicato che lo scempio di questi mesi ha avuto il merito di farlo venire a galla.
la città si sta riempiendo di comitati civici, alcune parrocchie si sono rese disponibili ad ospitare i contenitori per la raccolta differenziata, in alcuni condomini ci si organizza in maniera autonoma... dalle macerie sta nascendo un nuovo senso di comunità, davvero mai sentito prima.
dall'altra parte l'inciviltà o la rabbia continuano a spadroneggare. per strada ci sono sacchetti che crescono a vista d'occhio, ma anche televisori, materassi, persino water. degrado chiama degrado.
e certo, anche io non compro roba inutile, uso la borsa di tela e rifiuto le buste di plastica quando faccio la spesa, differenzio carta, plastica e vetro.
poi, quando vedo a scuola mia l'estintore pieno di cicche e dopo tre giorni non mi arrabbio più con gli alunni, rinuncio ad andare dal preside e chiedere una scuola pulita, sento che il degrado avanza, invisibile e vischioso.
e mentre ce la metti tutto a non mollare, non puoi non farti sempre la stessa domanda: perchè?
Da Marilena Lucente, alle 26 gennaio, 2008 23:02
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