Scritto sui banchi

03 ottobre 2008

no gelmini day: ovvero il maestro unico e l'inceneritore


Interessante, no?, questo continua riscrittura del nostro calendario. Un po’ come accadde durante la rivoluzione francese, quando per i mesi furono scelti nomi di fiori, di piante, di elementi della natura. Citando a memoria, con qualche vuoto: brumaio, vendemmiao, nevoso, piovoso, fiorile, pratile, termidoro, fruttidoro .
E' già qualche anno che i giorni, le settimane e i mesi vengono vampirizzati da enti, istituzioni, aziende pubblicitarie che individuano un evento – la nascita, la morte, un incendio, una giornata di guerra – e lo attaccano con colla si spera indelebile ad una data. Come è accaduto con la giornata della memoria, il 27 gennaio, giorno dell’apertura dei cancelli di Aushwitz, è stata istituita con un iter legislativo, di cui si raccomanda fortemente la celebrazione nelle scuole.
Feste religiose e laiche sono oramai pari, le prime continuano ad essere segnate in rosso sul calendario, le seconde sono appuntamenti imperdibili tra ipermercati e divertifici di varia natura: Ognisanti segue la festa di Halloween (ma quando ero piccola io, il 31 ottobre era la giornata del risparmio e la maestra ci faceva disegnare il salvadanaio e fare una marea di pensierini) , la festa della donna precede di poco la settimana santa, Ferragosto e l’assunzione della Madonna coincidono. Tutti insieme appassionatamente nell’agenda del nostro tempo libero, e si spera, qualche volta anche del nostro tempo interiore.
Poi è stata la volta delle giornate laiche: la giornata della poesia (che coincide con quello della legalità, 21 marzo), quella delle lingue straniere che cadono in giorni diversi dalla settimana della cultura. Un fiorire di manifestazioni, di incontri, di appuntamenti sino all’anno successivo.
Cosa accade nel frattempo alle lingue, alla cultura, alla legalità?
Si festeggia il mese della prevenzione dentale, quello della vista, la giornata dei reni e quella del cuore. Senza contare le domeniche mattine trascorse a comprare azalee per la sclerosi multiple, arance per il cancro e altre varietà vegetali per finanziare ricerche su ogni tipo di malattie. Qualcuno dovrà pensarci prima o poi a i forzati della beneficenza, quelli che non riescono a dire no a nessun gazebo che incontrano per strada, che tornano a casa con il mal di schiena per via di quelle buste che quando si acquistano fanno sentire così bene.
Infine, gli ultimi in ordine di tempo, i giorni dedicati alle manifestazioni e alle rivendicazioni. Giorni spot, dai messaggi facili e immediati. Altro che happy days! In funzione antifrastica si direbbe in letteratura, sono stati organizzati e celebrati il family day e il vaffa day. Niente di felice, gente davvero arrabbiata che diceva la propria facendo la voce grossa, in corteo. Questa settimana, la giornata della pace: ufficialmente 2 ottobre l’anniversario della morte di Gandhi – credo di ricordare che la stessa data era stata proposta come festa dei nonni dal precedente governo Berlusconi – ma gli italiani i pacifisti festeggiano il 4 ottobre, dedicato a San Francesco e al suo dialogo ecumenico. E quasi nelle stesse ore: il jatavinne day, protesta, ovviamente partenopea contro le discariche e gli inceneritori e il no gelmini day, evento tutto romano contro, altrettanto ovviamente, il maestro unico. (Quasi ci si confonde, il ricordo va anche al gelmini day proposto da Gasparri agosto 2007 - Come passa il tempo! - per difendere don pierino dagli strali della giustizia).
Sarà per via di questo calendario tutto segnato e pasticciato che mi ritrovo in cucina, ho idea che il maestro unico finirà nell’inceneritore e gli altri insegnanti troveranno riparo tra le ecoballe nella discarica di Giuliano (ma in tre anni, ha assicurato ieri Berlusconi, con calma).
E forse così, a seguito di qualche catastrofe, una giornata per pensare davvero alla scuola, all’istruzione, all’educazione, magari ci esce pure.

1 Comments:

  • Il maestro unico è un nonluogo, nel senso che rinvia a un'atopia, a qualcosa che sta solo in una geologia mentale retro, reazionaria che pregusta in maniera falsamente vittoriosa il ritorno al passato, al gesto d'antan ma che esclude, e come potrebbe?, un processo di rivisitazione inneggiando - questo per i polli! - ai bei tempi andati. Andati, appunto!
    Serpeggia furtivamente nell'assemblaggio acqua e sapone della ministra la paura del futuro e in uno con un'operazione astrattamente ragionieristica ci sta tutto il pensiero della destra e di quest'italia velinara - stampa e coscette - che mira a un'impossibile sodo, facilitato, semplificato, fuori dagli schemi corrosivi e moiosi della complesità di sinistra. Dov'è finita la rivoluzione degli anni '80, la filosofia della scienza, Maturana e gli stanchi epigoni dello strutturalismo malandato in costruttivismo. C'è però un dato su cui riflettere: il troppo relativismo - non c'entra Ratzinger - che complica pure la complicazione, direbbe Michele Serra.
    La scuola ha molto da riflettere, spietate autocritiche toccherebbero ai docenti , ai sindacati e ai dirigenti ma manca per tutti quella fase dello specchio che favorisce il riconoscimento, mentre oggi vedo solo scialbo rincrescimento e molto abbattimento.

    Da Anonymous Anonimo, alle 14 ottobre, 2008 09:16  

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