il posto delle mimose
Un ciuffetto di mimose che sbuca dal portapenne. Qualche ragazzo esibisce una serie di starnuti come “giustifica” per non aver portato i fiori alle compagne. Nei corridoi un po’ di promozione per le feste in discoteca questa sera. Pochi studenti a scuola, tanti in giro ad acchiappare il sole splendente e la mattinata di libertà. Una manciata di auguri misti ai saluti della giornata. “Auguri professorè, firmate qua”: la bidella. Tutto qui. L’otto marzo in confezione regalo, a scuola è alquanto malconcio. C’è chi gli auguri nemmeno li vuole, chi protesta per il calendario punteggiato di giornate consumistiche e vuote di emozioni. C’è chi ha voglia di “sbariare”, di festeggiare ma non sa bene come fare. Una compagna avanza un accenno di riflessione, parla di diritti da guadagnare, di spazi da conquistare. Ma è solo un’increspatura sul mare dei discorsi. Avete tutto e volete pure di più, risponde il compagno. Cos’è questo tutto che abbiamo e questo di più che vogliamo? Lo sapete voi. I discorsi si arenano tra la sabbia dei pensieri scomposti e il polline delle mimose.
Nel frattempo raccolgo i bollettini di versamento per la gita scolastica. Conto e riconto. Manca qualcuno. Lisa. Non può venire. Perché il suo ragazzo non la manda. E’ serena mentre lo dice. Ha lo sguardo di chi è contenta di essere tenuta per mano. Una mano sicura che le ha promesso in qualche modo di accompagnarla lungo altre strade della vita. Adesso ha 16 anni e va benissimo spostarsi da casa a scuola. Con lui, che di anni ne ha 18, e ha pure ricevuto in regalo il motorino. Questa è gita! “Io l’anno scorso per andare in gita l’ho dovuto lasciare”, dice Deborah tutta felice, mentre gioca con le sue lunghe collane di perline colorate. “Tanto poi quando sono tornata lui mi ha chiesto di mettermi di nuovo insieme”. Strizza tutti e due gli occhi, alternativamente. Per far capire che è così che si fa. (ma come si fa a strizzare due occhi alternativamente?)
Mentre le altre commentano ammirate gli astuti stratagemmi della compagna, guardo Valentina che non parla dall’inizio dell’ora. “E allora?” Chiedo senza dire una parola anch’io. “Non posso venire”. E gli occhi un po’ le si riempiono di lacrime. “…?”, faccio io. “Il mio ragazzo”. E non aggiunge altro. Il mio ragazzo non vuole non mi manda è un prepotente ha paura di me ha paura degli altri ha paura di restare solo? Il mio ragazzo cosa? Ma anche questa domanda sarebbe solo una increspatura sul mare dei discorsi sull’amore a sedici anni. Loro in gita vanno a Rimini e del mare azzurro non gliene importa niente. UCF (Unico Chiodo Fisso): le discoteche.
Fine dell’ora. Le ragazze si dividono i mazzolini di fiori che hanno ricevuto, qualche rametto finisce nel diario. Mimose da tenere sotto il banco per alcune, mimose sottobanco per altre.
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