Scritto sui banchi

12 gennaio 2006

cose da dimenticare



C’è un amore nella sabbia
Un amore che vorrei
Un amore che non cerco
Perché poi lo perderei.

C’è un amore alla finestra
Tra le stelle e il marciapiede
Non è in cerca di promesse
E ti dà quello che chiede.

Cose che dimentico
Cose che dimentico
Sono cose che dimentico.

C’è un amore che si incendia
Quando appena lo conosci
Un’identica fortuna
Da gridare a due voci.

C’è un termometro del cuore
Che non rispettiamo mai
Un avviso di dolore
Un sentiero in mezzo ai guai.

Cose che dimentico
Sono cose che dimentico.

Mi piace ricordarlo così, Fabrizio De Andrè. Sette anni dopo. Adesso che la memoria delle sue parole si fa più densa e intensa. Più vicina alla sua musica, alla sua voce.
Cose che dimentico, canta. Lui, che non ha mai dimenticato gli amori sbagliati, le donne sbagliate, i figli sbagliati. A caccia di dubbi e di errori custoditi dentro il destino. Un destino che vuoi correggere e al massimo ti riesce di portarlo in mano, come un giornale. Sempre in cammino, De Andrè, tra vicoli e porti, nel vento delle città marine o nel buio di giostre in disuso. In compagnia delle incertezze, delle domande senza risposta. In direzione ostinata, e contraria.
A suo modo, un maestro.

(La foto: marzo 1997, a Bari, nel camerino del Teatro Team.)

2 Comments:

  • Ciao Marilena,
    ho trovato il tuo blog sul sito della cargo edizioni e mi ci sono precipitato...
    Un ragazzo, al quale do ripetizioni d'italiano, mi ha fatto conoscere il tuo libro che, per le poche pagine che ho letto, mi ha strappato sorrisi e riflessioni...
    L'ho trovato scritto con quella giusta dose di ironia che rende i racconti e la lettura piacevoli e leggeri.
    Ti faccio i complimenti e ti saluto, augurandoti buona scrittura.
    Se ti va, puoi venire a trovarmi sul mio blog: di tanto in tanto ci scrivo qualcosina...
    ti lascio l'indirizzo:
    http://blog.libero.it/vienteterra
    Alla prossima
    Corrado
    P.s.
    La foto con De Andrè avrei voluto scattarla io!

    Da Anonymous Anonimo, alle 16 gennaio, 2006 11:52  

  • Grazie per la lettura, delle pagine del libro e del blog. Ho immediatamente ricambiato. Ho letto le tue pagine trovandoci l’inquietudine e il vento di terra che confonde prosa e poesia.
    Pensa invece che con De Andrè, quando la foto è stata scattata, stavamo parlando di mare. Del mare della Puglia, il nostro, e i suoi, quello della Liguria e della Sardegna. Prima ancora delle forme e dei colori del mare De Andrè parlava dei molti modi in cui gli abitanti chiamavano il mare, quali verità (e varietà) custodivano i dialetti. Del modo, cioè, in cui le parole chiedevano di essere ascoltate.
    A presto.

    Da Blogger Marilena Lucente, alle 17 gennaio, 2006 22:15  

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