Scritto sui banchi

22 dicembre 2005

Prenota qui Babbo Natale


Roberto e Anna sono venuti a farmi gli auguri. Hanno finito la maturità a giugno e sono al primo anno di università. Venerdì scorso l’esame di matematica e da sabato sono a lavoro: fanno Babbo Natale. Lei cappellino rosso trecce in lana bianche per le strade del centro a distribuire bigliettini di offerte promozionali, lui fa l’animatore e salta da una festa all’altra in città. Distribuisce doni e sorrisi sotto i baffi e la barba bianca che gli cade in continuazione perché l’elastico “si è smollato”. Anna dice che fa troppo freddo con questa minigonna rossa con la balza bianca e i due maglioni di lana nera sotto la giacca natalizia non la proteggono abbastanza. “Ma almeno lavoriamo, professoressa. E’ l’unica possibilità di guadagnare qualcosa”. Prendono dai trenta ai cinquanta euro al giorno. Ma se piove lei resta a casa e non viene pagata.
Mio figlio di quattro anni ragiona sul suo Babbo Natale che arriva il 24 a casa di una nonna e il 25 a casa dell’altra. Due abitazioni distanti trecento chilometri: “Allora Babbo Natale si mette la benzina qui – e si tocca il fianco destro con il ditino – poi si chiude coil tappo sotto la cinta e corre veloce prima di noi per facci trovare i gali”. Da piccolo viaggiatore qual è, si è dovuto dare una spiegazione che mi sembra molto plausibile, in linea con le sue competenze automobilistiche, perfettamente integrate nel suo universo fantastico.
Anche all’asilo privato, dopo lo spettacolino – un candido festivalbar invernale di canzoncine, poesie e balletti su amiciziapaceebontà e genitori ammirati e attrezzati di videocamere, telefonini e macchinette digitali- è arrivato Babbo Natale con il suo grande sacco colmo di panettoni e pandoro formato mini da distribuire a bambini e genitori. “Mamma, quello è il marito della maestra”, mi dice Alessandro nell’orecchio. E’ vero, non l’avevo riconosciuto. Lei lo avrà costretto, mica poteva permettersi la spesa di un animatore. Con la metà dei soldi hanno comprato panettoni per tutti: questo passa il convento di un piccolo asilo privato annidato in un condominio.
Alessandro a sette anni ha incominciato il tirocinio come smascheratore delle bugie degli adulti Non sa ancora quanta strada gli toccherà percorrere ma ha già sperimentato la prima amarezza: una compagna di classe ha detto a tutti che Babbo Natale non esiste. Lui ha pianto un intero fine settimana. Noi mamme abbiamo fatto un piccolo summit telefonico: Che facciamo? Glielo diciamo? No, è troppo presto. Va bene, loro sono “grossi”, ma per i fratellini più piccoli come si fa? Non è giusto! Ma questa come si è permessa? Tanto prima o poi lo sapranno, meglio prima se no “crescono a soggetti”.
Mi spiegano che “i soggetti” sono, a dispetto delle mie certezze grammaticali, i bambini o i ragazzi ingenui e sciocchi e come tali sono presi in giro dai coetanei o peggio ancora dai compagni più grandi. Ecco perché tutte concordiamo che è meglio evitare di farli crescere in questo modo orribile. Niente soggetti, diciamo la verità! A sorpresa però, un altro giro di telefonate nel tardo pomeriggio della domenica, ribalta il risultato iniziale. Nessun genitore aveva ancora confessato.
Allora una mamma suggerisce di fare terra bruciata intorno alla compagna: lei dice così perché forse Babbo Natale non andrà da lei perché ha detto questa bugia: cioè che Babbo Natale non esiste.
Insomma, un disastro di menzogne e verità. Personalmente ho rispettato gli accordi presi con le altre mamme: facciamoci quest’altro Natale. Ma sono convita che ciascun bambino ha deciso autonomamente e sa bene chi e cosa desiderare: un grande uomo che è la bontà fatta persona, un dispenser di regali, una bugia raccontata chissà perché da mamma e papà. Penso che in ogni caso considerino noi adulti un po’ “soggetti” ma si guardano bene dal dircelo e soprattutto difendono la loro favola di Natale. Di quest’altro Natale. Nel frattempo Roberto e Anna continuano a lavorare: “Avete letto i volantini: prenota qui il tuo Babbo Natale? Quello sono io, professoressa”, dice lui, tutto orgoglioso .


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