una storia tra i banchi
Lunedì 3 aprile. La maestra Ivana sta preparando la plastilina. Ritaglia i tocchetti di colori diversi e li sistema nei piattini prima di distribuirli tra i banchi. E’ uno dei loro giochi preferiti dei bambini. Hanno tre e quattro anni i suoi alunni, in genere fanno dei mostri fantastici. Luca è appena entrato e si avvicina a Giovanni che non riesce a chiudere lo zaino: “Ti dicio una cosa nell’orecchio”. A Giovanni non sembra vero poter ricevere un segreto così, all’inizio della giornata. Il respiro di Luca gli fa il solletico sul collo. Mentre ascolta Giovanni sgrana gli occhi. Appena l’amico ha finito, dice ad alta voce, quasi gridando: “Maestraaa, Tommi è morto”. (Così sono i segreti dei bambini, a quattro anni, di chi li dice, mica di chi li ascolta). “Sì, sì, dice la maestra, assecondando la faccia triste di Luca. Ci ha messo due giorni anche lei per smaltire la rabbia e la tristezza per questa notizia. Ha trascorso l’intera domenica pensando tanto ai suoi bambini davanti alla tv. Alle emozioni che gli cadevano addosso senza preavviso, come sassi sul cavalcavia. Alle cose che avrebbero capito, a quelle che gli sarebbero sfuggite, a quelle che si sarebbero infilate nei loro pensieri, nascondendosi per chissà quanto tempo.
Le notizie del mondo si intrecciano spesso alle mattinate scolastiche. In genere è Silvia, scarpette sempre slacciate, che racconta. La mamma il pomeriggio si addormenta “davanti alla vita in diretta” e lei gioca ascoltando la tv. Così in classe arrivano le minutaglie dell’informazione, per lo più trasformate dalla fantasia. Ci sono alcune mamme che ci hanno provato a lasciare Tommaso fuori dalla portata dei bambini. Alcune perché non reggevano tutta questa storia, altre perché non volevano impaurire i figli.
Martedì 4 e mercoledì 5 aprile. Ogni bambino entra in classe con le proprie convinzioni. “Sta in cielo, come agli angeli”. “Ha detto mia madre che i cattivi qua non ci stanno”. “Mio zio è poliziotto e me l’ha spiegato tutto”. “Maestra ma adesso che fanno i genitori?” “Gli danno un altro bambino”. “E’ vero maestra?” Certezze rigide e intangibili, per alcuni. Affermazioni che vanno giù come un castello di carte per altri. Ivana raccoglie le frasi, le unisce tra loro, cerca di comporre un disegno con un minimo di senso, cercando di sentire, di far sentire anche la sua verità. Non è che tutto sia chiaro anche a lei. Però le sente, le sensazioni di questi bambini. La paura, l’angoscia. La fiducia incrollabile nei loro genitori.
Venerdì 6. “Nell’uovo di Pasqua che mai ci sarà? C’è forse nascosta la felicità?” Apritelo piano…” stanno ripetendo ancora la poesia. E’ l’ultimo giorno prima delle vacanze. I primi genitori incominciano ad arrivare. Ivana dà ai bambini le bustine con i regalini di portare a casa: pulcini di batuffoli di ovatta giallo, uova di cioccolata, bigliettini con la porporina. Tra gli auguri e i saluti, sono tante le mamme che raccontano ancora di Tommaso. “Avete visto maestra?”. E Ivana vede l’inquietudine e la tristezza che aggrinzisce queste giornate di primavera.
Sabato 8. L’avranno visto tutti, il funerale. In diretta, o in uno dei tanti servizi al tg. Avranno visto altri bambini come loro. Avranno visto genitori come i loro. Avranno visto quella foto inquadrata centinaia di volte. Unico segno concreto di una vicenda che a tratti sfuggiva alla realtà, alla loro realtà. Un bambino uguale agli altri bambini. In segreto, sarà apparso così, Tommaso ai suoi bambini. Almeno lo spera, Ivana. Uguale agli altri e non solo una (brutta) storia da attraversare.
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