Scritto sui banchi

10 maggio 2006

quasi uguali...


Camicia rosa e ciondolo in acciaio a forma di margherita. Un paio di scarpette bianche sopra i pants chiari. E’ sempre alla moda, Ada. Questi giorni indossa la primavera giocando dribblando la pioggia e l’aria fresca della mattina. Come tutte le sue coetanee. Hanno quattordici anni e una grande voglia di essere glamour. Chissà se è lei che sceglie cosa comprare o se è la madre a riempirle l’armadio. Trova il tempo di fare anche questo. Oltre che girare per medici, parlare con i professori, spiegare che insomma sì, sua figlia è apparentemente normale ma ha da tempo una strana malattia. Non ha memoria, non ricorda nulla di quello che le viene detto o di quello che fa. Ada vive la vita come un lunghissimo presente. Il tempo per lei è fatto di attimi che sgocciolano come da un rubinetto chiuso male. Ogni goccia, dimentica della precedente, ignara della successiva. Una specie di baco lavora a sua insaputa nel cervello. Ada racconta di avere delle amiche, ma di cosa sia fatta questa amicizia non sa dirlo. Non sempre è capace di dirlo.
E le sue amiche, un po’ si sentono tali, un po’ no. Capita a volte anche a loro, di dimenticarla. Nel banco, mentre si organizzano per una festa, per una passeggiata, per un filone di massa. Quando si accorge di essere sola, sul momento ci rimane male. Il giorno dopo però non rivendica niente, invita le amiche ad una festa, ad una passeggiata. Ad un filone di massa no. Non è capace di pensarlo. Non è neanche capace di pensare la sua vita senza la scuola.
E’ una diversa, Ada. Qualche aula più in là, Rocco. Diciotto anni e mai una ragazza. Diciotto anni e mai un amico. Diciotto anni e tanta voglia di non essere mai dove ci sono gli altri. Anche nel suo caso c’è una madre che viene nell’ora di ricevimento e spiega che suo figlio è strano. Niente lo interessa e lei non sa che fare. Ci chiede di far andare i compagni di classe a casa, magari loro qualcosa riescono a tirar fuori dalle acque limacciose della mente e del cuore del figlio. E allora gli insegnanti più tenaci parlano, cercano soluzioni, individuano gli studenti più disponibili e cercano di costruire piccoli ponti di amicizia, di solidarietà. Inviati al fronte. Tra mamme in trincea e figli disertori della vita. Ci vanno una, due volte e poi mollano. Lo studio, la famiglia, lo sport. I loro pomeriggi sono troppo fitti per poter essere consumati in quel modo. Con una buona azione che non dà consolazione né soddisfazione.
Anche Rocco è un diverso. Di una diversità così vicina alla normalità che non può non inquietare. E per lui non c’è neanche uno straccio di certificato medico che richiami la necessità dell’insegnante di sostegno. Tutti devono prendersi cura di lui. Dentro e fuori la scuola. Tutti, compreso quelli che vanno a caccia di diversità, disegnandosi tatuaggi sulla nuca o indossando jeans bucati. E che, accidenti, a quell’altra diversità, quella di Ada, quella di Rocco, quella di tanti altri ragazzi come loro, non ci avevano proprio pensato.


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La scuola è un racconto. Scritto sui banchi continua sul web ogni settimana. Con storie, immagini e dialoghi.

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