Scritto sui banchi

19 maggio 2006

rinascimento, molto privato


Alla fine dell’anno pure le spiegazioni hanno un’aria più svagata. Sarà per via della concentrazione sui compiti e sulle interrogazioni (“l’apparamm nu sei, professorè?”. Come fai a rispondere ad una domanda così. E poi, apparamm, che vuol dire esattamente? Parare come se fosse una partita di calcio, riparare oppure mettere insieme?). Comunque le spiegazioni, anche degli argomenti più importanti e intensi, nel caldo di maggio sembrano più lievi. Più precisamente (insiegabilmente): vengono prese alla leggera. Metti il Rinascimento. Un’insegnante di lettere aspetta un intero anno scolastico per raccontare il Cinquecento italiano. Ci puoi mettere di tutto, dall’arte alla politica, dalla lingua alla filosofia, dalla poesia alla religione, dalla scienza alla mitologia. Una volta toccava all’inizio del quarto anno l’overture con questa fantasmagoria del sapere. Con i nuovi programmi ministeriali, il Rinascimento si fa al terzo anno. Dopo l’immersione nel Medioevo. Così l’altra mattina squadernavo letture, quadri, affreschi, raccontavo cercando di catturare l’attenzione. Cercavo di sfruttare il vento favorevole del Codice da Vinci, ma per loro Leonardo era quello che aveva disegnato il centro dell’euro. Non già l’uomo al centro del mondo, misura di tutte le cose. Poi è stata la volta di Michelangelo. “Avete presente quell’immagine in cui la mano dell’uomo quasi sfiora la mano di Dio?”. “Professorè quella è la stessa che esce quando si accendono i telefonini Nokia”.
Mi hanno spiazzato! In genere sono io che li meraviglio facendo coincidere il simbolo della Nike con l’ala della Nike di Samotracia. Invece questa volta tocca a me guardare con attenzione il fotogramma che compare ogni mattina sul mio cellulare. Però non posso adesso ragionare sul gioco delle contaminazioni, delle citazioni e delle imprevedibili commistioni tra presente e passato. Andiamo avanti con il Rinascimento. Sino al Manierismo. “Dopo i grandi non si poteva che dipingere e scrivere alla maniera di ….”. “Ditelo professorè, non vi mettete vergogna. Il manierismo sarebbero le pezzotte”. “Come le pezzotte?” “Come gli occhiali taroccati, come le borse firmate a cinque euro, come i cd copiati”. Pezzotte: il Manierismo? “No, non è così”. E ricomincio a spiegare con maggiore convinzione. Altro che pezzotte! Oppure si? Ci hanno preso anche questa volta? Certo con un senso della sintesi assai striminzito, ridotto all’osso. Alla fine delle due ore: Umanesimo l’euro, Rinascimento fotogramma nokia, Manierismo pezzotta. E questa è una mappa concettuale, una memotecnica, una straordinaria tavola sinottica che fende feroce come una scure mezzo secolo di storia! Il tutto per tagliare corto su una lezione così impegnativa.


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