Scritto sui banchi

08 giugno 2006

pranzo di fine anno

E’ finita. Come sempre. Con le interrogazioni di fine stagione. Convenienti, scontate e, si spera, foriere di promozione. Al massimo è debito. “Ma che fa?” L’importante è non averne quattro, di debiti. “Per non perdere l’anno, professorè”. Già. Come se così l’hai trovato, l’anno. Tra filoni, impreparati, litigi a casa, seccature a scuola. Ultime interrogazioni con le domande che si sfarinano tra le pagine dei libri. Cercando di capire quello che ha capito. Quello che sei riuscito a far capire. Domande che cercano di ricomporre schegge di sapere. Un minimo, davvero. Anche se quello che viene fuori da due pomeriggi di studio è poca cosa.
Però alla fine dell’anno arrivano anche gli inviti per i pranzi del quinto anno. Con tutta la ritualità della ricerca del ristorante, delle macchine da organizzare, delle imitazioni – finalmente! – dei professori, dei brindisi, delle poesie, dei regali. Dai prof agli alunni: braccialetti, spille, rubriche. Da anni propongo di regalare un libro, che ne so, un bel classico, o un libro attinente alla scuola frequentata, o uno che racconta di scuola. I colleghi mi guardano. Poi la più franca e simpatica del consiglio mi risponde decisa: nooooooo. Va bene: bracialetti, spille, rubriche. Al ristorante, sempre lei, la più franca e simpatica del consiglio, con piglio deciso richiama l’attenzione di tutti: “Ragazzi, qui c’è qualcosa per voi!!!”. “Il diploma! Il diploma!” rispondono accalcandosi intorno al pacco dono. Il diploma non c’è. (peccato, pensano tutti). Ma c’è l’affetto, la simpatia, la bonarietà dei prof. che per un anno scolastico, per un triennio o per un intero corso di studi li hanno seguiti, stimolati, arricchiti, ma anche rimproverati, dileggiati, cacciati fuori, sequestrato bigliettini da copiare, accompagnati alle gite, distribuito compiti in classe, voti, pagelle. E adesso sono qui. a tavola con loro. A mangiare scialatelli con le cozze e a brindare “almeno a cinquantanove”.
Pausa. Per via della mia calligrafia semplice e chiara mi capita spesso di trascrivere i voti sulle pagelle o sui tabelloni. Mi capita di segnare rari dieci. Dieci? Come fai a dare dieci ad un alunno? Perché è bravo e nel contesto delle cose che gli vengono chieste lui le svolge alla perfezione. Ok, dieci. Io non l’ho mai dato. Ovviamente riporto una marea di cinque e sei ma anche uno due e tre. Uno. Ma come fa un alunno a valere uno? Cosa sa uno che prende uno? No, quello è zero, cioè non sa niente, però io arrotondo a uno.
Play. Al pranzo di fine anno sono i ragazzi a mettere i voti ai prof. Sassolino tolto dalla scarpa solitamente da quei ragazzi che in pagella hanno letto spesso due tre quattro cinque. Le pagelle degli alunni seguono però personalissimi criteri: il prof che arriva sempre in ritardo, quello che non si assenta mai neanche per sbaglio, quello che sta tutto il tempo fuori a parlare con la collega. Professori zelig, la cui identità spesso si scopre proprio al pranzo di fine anno.
Qualche volta anche i ragazzi tirano fuori i loro pacchi dono: fermacravatta per i prof., portagioie in argento per le professoresse, svuotatasche unisex (salvo poi dover spiegare a maschi e femmine che cos’è uno svuotatasche). Per un anno scolastico, per un triennio o per un intero corso di studi i ragazzi hanno cercato di saltare le interrogazioni, di barare ai compiti, di partecipare a tutto tutto tutto quello che si poteva fare fuori dalle mura scolastiche. E adesso sono qui, a tavola con loro. A mangiare la composta di frutta con gelato e zucchero a velo. E a brindare “da sessanta in sù”.

2 Comments:

  • Gentile professoressa,
    è sempre un piacere leggerla. buone vacanze, allora (anche se i prof non vanno mai in vacanza...)e grazie del suo bel diario scolastico.
    giacomo

    Da Anonymous Anonimo, alle 09 giugno, 2006 14:23  

  • come sempre: per qualche prof le vacanze incominciano a settembre e finiscono a giugno. a scuola si riposano. per altri le vacanze sono piene di cose non fatte durante l'anno. per altri ancora le vacanze sono vacanze. e il bello della scuola è che sono lunghe. il diario però continua... buone vacanze anche a lei.

    Da Blogger Marilena Lucente, alle 22 giugno, 2006 00:19  

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