Scritto sui banchi

11 marzo 2007

linguisticamente strepitoso!


Non gettare cadaveri dal finestrino. Ma anche: non siate banali, non restate fermi, immobilizzati, irretiti dal potere del linguaggio. Giocateci, con le parole, sentite il suono quando si sollevano in aria, il rumore quando cadono a terra, si rompono, rotolano e disegnano schegge di esistenza. Sentite il sapore, il retrogusto amaro di ogni esperienza. Annusatele queste parole, scoprirete l’odore acre di fumo, sono le stupidaggini dette per millenni che finalmente bruciano. E illuminano pagine e pagine del vocabolario. Scoprite la ricchezza dei lemmi, il piacere del calembour, del termine inusitato pescato nel mare magnum della lingua italiana. Non gettate cadaveri dal finestrino. Gettate via, piuttosto, tutte la banalità espressive che sino a oggi avete portato con voi, una inutile, ingombrante, zavorra.
Questo è molto altro viene in mente leggendo “Non gettate cadaveri dal finestrino”, raccolta di racconti di Gero Manelli, informatico che da scrittore si cimenta con i codici della lingua e il sistema binario della ironia e della follia (della realtà).
Cinque racconti che hanno come protagonista uno stralunato ispettore di polizia, Gaudino Liberovici che sembra aver sbagliato mestiere e pure vita. Come ispettore fa acqua da tutte le parti: sbaglia il piano dove si svolge la scena del delitto, sbaglia la strada dove deve recarsi, sbaglia l’analisi degli indizi. Oppure è la vita ad essere sbagliata. E lui si barcamena come può. Il lettore lo segue recalcitrante nelle sue avventure: vorrebbe intervenire, aggiustare il tiro, comporre facilmente dei rompicapo che ai suoi occhi sono assurdi. Ma è un’impresa destinata al fallimento. Che senso hanno gli omicidi? Si uccide, sempre e comunque, per un nonnulla. Si buttano, appunto, cadaveri dal finestrino quasi fossero pacchetti vuoti di sigarette.
Invece no. Siamo noi che buttiamo via tanto tempo in richieste, recriminazioni, ritorsioni, torsioni. Sarà per questo che Gaudino sbaglia strada. Sono le strade ad essere impossibili, impraticabili, inaccessibili. E con la sua assoluta follia linguistica, l’ispettore ci strattona nel mondo del non senso. Agli avamposti dell’insignificanza, prova a dare un senso.
Come il suo personaggio, così l’autore è impegnato a seguire il filo del racconto. Cosa raccontare? Perché? Un’indagine altrettanto complessa la sua: Gero cuce e ricuce parole e paroloni, costruisce interessanti anacoluti e sintassi aggraziate, frantumando la tenuta narrativa dei racconti . Tocca al lettore, avventurarsi nel tourbillon linguistico e ricomporre la trama delle storie. Ovviamente, dopo aver gettato qualcosa dal finestrino.

2 Comments:

  • letto,
    a chi devo chiedere i 5 euro indietro?

    Da Anonymous Anonimo, alle 27 giugno, 2007 11:56  

  • se vuoi posso rifonderti io la metà. mi sembra giusto che il recensore si senta in qualche modo responsabile del libro e anocor più lettore.
    ma non totalmente.
    non lo sai che prima di comprare i libri si anusano, si sfogliano in libreria, si sbirciano un po'...

    due euro e cinquanta sul tuo conto corrente, se mi dai il numero. e anche il titolo di un libro che a te è piaciuto. ciao

    Da Blogger Marilena Lucente, alle 27 giugno, 2007 20:32  

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