Scritto sui banchi

06 febbraio 2007

Buio e rivoluzione...


Trenta anni dopo. Come miriadi di foto istantanee. Collezionate da ciascuno e poi ricomposte in un collage collettivo. Il trentennale del 1977 è un insieme di nomi, di targhe di piazze, di date, di volti, di eventi. Tasselli di una storia ricostruita, oggi, quotidianamente dai protagonisti del tempo. Da quelli che c’erano e adesso raccontano, testimoniano, affermano, rinnegano, ribadiscono le urgenze di un’epoca difficile da definire. Colpisce dunque per la singolarità della voce, il libro di Valerio Lucarelli, Buio Rivoluzione, (edizioni PeQuod) che parte dall’humus ideologico e politico di quegli anni per scivolare verso un futuro prosaicamente vicino eppure denso di inquietudini.
Un libro ondivago: tra finzione e realtà, passato e futuro, psicologia e ideologia. Estate 2008. La figlia del primo ministro inglese è rapita da un gruppo di terroristi. L’ispettore Maurizio Lupo, nel cuore di una crisi esistenziale e professionale, assiste all’agguato e poco dopo si affianca ai servizi segreti inglesi. Ma l’entrata in scena di una donna spigolosa e misteriosa complicherà le indagini. La trama procede spedita tra equivoci e sorprese, agnizioni e colpi di scena. Entrano in scena personaggi diversi, ciascuno con il proprio irriducibile punto di vista: sguardi sul mondo lucidi, distorti, distratti, mai pacificati. Il senso del libro però si svolge altrove, al riparo dalla tenuta narrativa. Sono i dialoghi dei personaggi che tentano di ricostruire il senso politico della nostra storia, partendo dal caso Moro, il vulnus, la ferita della nostra vita democratica, sino ai convulsi giorni di Genova, passando per gli omicidi di Biagi e D’Antona.
Il terrorismo, le Brigate Rosse, gli anni di Piombo. E’ come se miriadi di schegge di quella Storia si fossero conficcate nella storia di tutti. Insieme ai tantissimi interrogativi che ci portiamo dietro, e che non riusciamo a sciogliere. Accade però che appena possiamo ne parliamo. E così, venerdì scorso, alla Libreria Mondadori di Caserta, si sono intrecciate discussioni e riflessioni dei lettori e dell’Autore. A presentarlo, insieme a me, gli scrittori Sergio Lambiase e Piero Sorrentino.
Intanto: si scrive molto o si è scritto poco del terrorismo? Uno strappo così violento della nostra storia, della nostra identità, cosa ha prodotto sul piano narrativo? “Si è scritto poco prima, ma via via sono aumentate le testimonianze - dei protagonisti, dei pentiti - e le ricostruzioni storiche. Dai libri alle pistole: la storia di quegli anni sembra ricomporsi. A meno che non facciamo dietrologia e allora sì che non ne usciamo più…”, dice Sergio Lambiase, autore di Terroristi brava gente, un problematico e surreale romanzo dedicato ai gruppi rivoluzionari napoletani.
“Si scrive, si racconta, quando ci sono ferite da rimarginare, ha aggiunto Piero Sorrentino. Nella prefazione ai Sentieri dei nidi di ragno Calvino usa un’espressione terribile per uno scrittore: le storie si fanno scrivere ‘autonomamente’. L’urgenza della scrittura non riguarda il singolo autore ma il periodo storico che vive ed esprime”.
Non è un libro inchiesta Buio Rivoluzione, non è una testimonianza di prima mano. Ma è un romanzo che custodisce un impianto documentario abbastanza denso. Per questo, pur protetto dalla fiction, rivendica la lucidità e l’attendibilità della scrittura. “Quella del terrorismo è una storia infinita, ha una durata temporale lunghissima, con frenate e accelerate. E non è affatto detto che sia finita”, chiude Valerio Lucarelli. Rilanciando ancora dal romanzo alla vita. Entrambi un po’ buio, un po’ rivoluzione.


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