nuovo esame e vecchi debiti
Passata. La riforma. Il ministro non vuole la si chiami con il suo nome. Preferisce dare il senso di un lavoro di equipe. Passata allora la Riforma dell’esame di Stato, ottava variante in ottantatre anni di scuola superiore. Stabilità nel cambiamento si direbbe, ragionando per media matematica. In realtà il numero maggiore di sommovimenti tellurici si è verificato nell’ultimo decennio: ben tre nuovi esami conclusivi per la secondaria. Dal nome – non più esame di Maturità ma Esame di Stato – alla commissione. Oggi composta per metà da professori interni e per metà da professori esterni più un presidente ogni due commissioni, e ripristino dello scrutinio di ammissione per accedere alle prove. Questi i cambiamenti sostanziali. Fine dunque, dell’indulto pedagogico, della logica del familismo applicata alla scuola, delle promozioni facili. Troppo facili. Così i commenti positivi. In gran parte condivisibili. Perché quell’esame così com’era davvero non funzionava. Eppure, in questi giorni, quasi in coincidenza con la pubblicazione della Riforma c’è stato anche chi ha proposto l’abolizione del titolo di studio.
Assolutamente meritorio, nella Riforma, il maggiore peso attribuito al percorso degli studenti. Il curriculum dei più bravi ha un valore. Numericamente calcolato (con tutti i dubbi e gli interrogativi che sono legati a qualsiasi criterio di valutazione, ma una comune intesa deve pure esserci). Più problematico è il caso degli altri alunni, quelli il cui curriculum appare sbrindellato da debiti e da insufficienze. E, per quanto mi riguarda anche dalle assenze. Che senza dubbio devono avere un peso nella valutazione complessiva. Anche se devo ammettere che ad una lettura veloce del testo non ho trovato alcun riferimento alla questione. Ritorniamo al debito. (fa sempre impressione questo linguaggio dell’economia applicato alla scuola). Il debito lo do ad un alunno che con me proprio non è riuscito a guadagnare la sufficienza. Perché? Perché non gli importa di studiare? Perché sono io incapace di spiegargli la disciplina? Perché ha troppe lacune nella mia materia e dunque non potrà mai superarle? Mille domande e mille possibili risposte. In ogni caso, il debito è l’indice di quello che un alunno non sa. E adesso: chi non sa paga. Come? Estinguendo il debito. Andare da una banca dati del sapere e accendere un mutuo. Rateizzando il sapere. Sembra un ragionamento sul filo del paradosso ma quello che accade nella scuola è ancora più assurdo. Il docente che attribuisce il debito è lo stesso che deve aiutare l’allievo a recuperarlo. In due possibili modi. O con dei corsi pomeridiani o all’interno delle lezioni. In ogni caso, per una manciata di ore, non più di una ventina. L’insegnante sceglie quando fare attività di recupero - mattina o pomeriggio – e le famiglie possono anche decidere di provvedere autonomamente al recupero scolastico dei propri figli. Cosa accade in queste attività di recupero è davvero un mistero. Certo c’è un registrino di poche pagine in cui si rendiconta l’attività svolta. “Il periodo ipotetico”. “La terza declinazione”. “La formazione dei regni barbarici”. Embè? Come sono stati spiegati? È stata una semplice replica delle lezioni svolte durante l’anno e il debitore non ha sentito – perché in quel momento aveva altro a cui pensare – oppure il docente si inventato un modo nuovo di spiegare la sua materia, è riuscito a farglielo capire con degli esercizi, dei grafici e tutte le altre strategie che prendono il nome di didattica individualizzata e dovrebbero condurre tutti gli studenti verso quel diritto al successo formativo di cui si parla in alcuni documenti. Non si sa. Non è dato saperlo. Alla fine il prof compila una scheda. Non ha recuperato, ha parzialmente recuperato, ha recuperato. Cosa? Come? Impossibile ricavare queste informazioni. Convince la Riforma dell’esame di Stato. Ma io come faccio con i miei alunni che sono pieni di debiti? Per quest’anno forse accadrà quello che accade per risolvere la povertà dei paesi del Terzo mondo: concerti, live aid, petizioni che ne chiedono l’estinzione. Si può cambiare solo la parte terminale di un percorso senza modificare tutto il resto?
Assolutamente meritorio, nella Riforma, il maggiore peso attribuito al percorso degli studenti. Il curriculum dei più bravi ha un valore. Numericamente calcolato (con tutti i dubbi e gli interrogativi che sono legati a qualsiasi criterio di valutazione, ma una comune intesa deve pure esserci). Più problematico è il caso degli altri alunni, quelli il cui curriculum appare sbrindellato da debiti e da insufficienze. E, per quanto mi riguarda anche dalle assenze. Che senza dubbio devono avere un peso nella valutazione complessiva. Anche se devo ammettere che ad una lettura veloce del testo non ho trovato alcun riferimento alla questione. Ritorniamo al debito. (fa sempre impressione questo linguaggio dell’economia applicato alla scuola). Il debito lo do ad un alunno che con me proprio non è riuscito a guadagnare la sufficienza. Perché? Perché non gli importa di studiare? Perché sono io incapace di spiegargli la disciplina? Perché ha troppe lacune nella mia materia e dunque non potrà mai superarle? Mille domande e mille possibili risposte. In ogni caso, il debito è l’indice di quello che un alunno non sa. E adesso: chi non sa paga. Come? Estinguendo il debito. Andare da una banca dati del sapere e accendere un mutuo. Rateizzando il sapere. Sembra un ragionamento sul filo del paradosso ma quello che accade nella scuola è ancora più assurdo. Il docente che attribuisce il debito è lo stesso che deve aiutare l’allievo a recuperarlo. In due possibili modi. O con dei corsi pomeridiani o all’interno delle lezioni. In ogni caso, per una manciata di ore, non più di una ventina. L’insegnante sceglie quando fare attività di recupero - mattina o pomeriggio – e le famiglie possono anche decidere di provvedere autonomamente al recupero scolastico dei propri figli. Cosa accade in queste attività di recupero è davvero un mistero. Certo c’è un registrino di poche pagine in cui si rendiconta l’attività svolta. “Il periodo ipotetico”. “La terza declinazione”. “La formazione dei regni barbarici”. Embè? Come sono stati spiegati? È stata una semplice replica delle lezioni svolte durante l’anno e il debitore non ha sentito – perché in quel momento aveva altro a cui pensare – oppure il docente si inventato un modo nuovo di spiegare la sua materia, è riuscito a farglielo capire con degli esercizi, dei grafici e tutte le altre strategie che prendono il nome di didattica individualizzata e dovrebbero condurre tutti gli studenti verso quel diritto al successo formativo di cui si parla in alcuni documenti. Non si sa. Non è dato saperlo. Alla fine il prof compila una scheda. Non ha recuperato, ha parzialmente recuperato, ha recuperato. Cosa? Come? Impossibile ricavare queste informazioni. Convince la Riforma dell’esame di Stato. Ma io come faccio con i miei alunni che sono pieni di debiti? Per quest’anno forse accadrà quello che accade per risolvere la povertà dei paesi del Terzo mondo: concerti, live aid, petizioni che ne chiedono l’estinzione. Si può cambiare solo la parte terminale di un percorso senza modificare tutto il resto?
0 Comments:
Posta un commento
<< Home