Scritto sui banchi

05 novembre 2006

questioni di condominio

Certe volte Paolo si mette contro un vetro e incomincia a darmi i baci. Da bello che è diventa bruttissimo: la guancia si fa quadrata, le labbra si allargano e l’occhio sembra quello di una murena. Certe volte le cose contro vetro sono brutte. Deformate e deformanti.
L’altra mattina contro il vetro del portone del mio condominio ho trovato un messaggio dell’amministratore. Ovvio, riguarda noi abitanti del parco, ma letto in trasparenza, appunto, rivela il modo in cui gli adulti talvolta considerano l’infanzia. “Tale avviso al fine di ricordare, ai gentili condomini, a seguito dei giusti (Sottolineato grassetto), e continui reclami, alcuni punti del regolamento condominiale…” A questo incipit segue un degno affastellarsi di prescrizioni e ingiunzioni che hanno come protagonisti principali bambini, gatti e munnezza.
Il parco ha un nome floreale, come tanti condomini di questa città: iris, betulla, tulipano, rosa, girasole. Un erbario, i cui nomi rimandano a corolle di appartamenti intorno a qualche alberello di magnolia, caseggiati punteggiati da siepi e ortensie. Rimasugli di progetti architettonici degli anni settanta che individuavano nelle città giardino l’utopia abitativa dell’uomo sempre a contatto con la natura. “1) E’ vietato far accedere i bambini all’interno del parco dalle ore 14.00 alle ore 17.00 (le ore sono segnate in grassetto), onde evitare che si arrechi disturbo alla quiete pomeridiana”.
Credo che sia una questione che riguarda molti parchi. Il vociare indistinto dei piccoli, i nomi urlati a squarciagola, le risate, i litigi, il pianto per le ginocchia sbucciate. “Arrecano disturbo”. I fanciulli gridando/su la piazzola in frotta,/ e qua e là saltando, /fanno un lieto rumore. Però Leopardi adesso non c’entra niente. Neanche si chiamano più fanciulli. I bambini, i ragazzini, devono silenzio agli adulti. Che si prendono cura di loro. Che reclamano e scrivono all’amministratore. Che litigano ad alta voce senza guardare l’ora, che si prendono a male parole. Mai un avviso per loro.
“2) E’ vitato giocare con il pallone (grassetto) all’interno del parco affinché non si rovinino le aiole, non si guasti il cancello elettrico, non si danneggino le macchine ecc… ecc..”. A parte l’ecc… ecc… che non so argomentare, nessuno ha pensato di poter chiedere ai bambini di prendersi cura del verde, di abbellire le aiole, di riparare o ripagare eventuali danni. Non si gioca e basta. Non qui, almeno. (Già, ma dove allora?) Quanto alle auto danneggiate, non ci sono avvisi, per i graffi, i fanalini rotti, le ammaccature lasciate da autisti incauti o semplicemente scostumati.
Non ci crede nessuno, ai bambini. Ai bambini vicini di casa. “Visti i ripetuti e sottolineo nauseanti (grassetto sottolineato rosso) solleciti, sia verbali che scritti, ci si rimette al buon senso (sottolineato grassetto rosso) dei condomini nel rispetto di tali regole”.
Quale buon senso può nascere da nauseanti solleciti? Paolo ha smesso di mandarti i baci. Mi vede contrariata mentre leggo e incomincia a fare le boccacce. Il piedino, intanto, batte sul pallone già pronto per tirare.


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