Scritto sui banchi

21 febbraio 2007

i racconti dell'altrove. il libro di paolo mastroianni


Come nel film Sei gradi di separazione. Tra noi e il resto del mondo, tutte le persone del mondo, passano al massimo sei persone. Possiamo, potenzialmente, essere vicini a tutti. Conoscerli, facci raccontare le loro storie, incastrarle con le nostre. Invece, la maggior parte delle volte, le esistenze degli altri finiscono per sfiorare la nostra vita. Restiamo in compagnia di una scia di volti, di gesti, di parole. Più spesso restiamo soli. Finiamo per trovarci “altrove”. In transito nella esistenza.
Altrove è la raccolta di Paolo Mastroianni, Effigie edizioni, presentato l’altra sera alla libreria Mondadori di Caserta. Insieme a me, l’autore e Nello Zerillo, coordinatore di Nero e Non Solo.
Sei racconti di vita che confluiscono, impercettibilmente, l’una dentro l’altra. Per effetto di uno sguardo, di un sogno, di un ricordo. “Immagino due persone sedute casualmente vicine in un pulman”, spiega Paolo. “Questa semplice vicinanza contiene in sé racconti brevi, possibili intrecci, a partire dalla complessità custodita nel corpo dei due passeggeri. Gli incontri casuali sono spesso concentrati di emotività”.
Nel libro, le storie si svolgono in soli 15 giorni, gli ultimi giorni di marzo del 1993, quando il fenomeno dell’immigrazione deflagrava in tutta la sua caotica irruenza. A questa compattezza del tempo, corrisponde uno spazio ricco e frammentato: dalla periferia sfatta di Villa Literno alla vivace metropolitana londinese, passando per il freddo di Budapest e l’attesa sui pulman in partenza da Varsavia, giù, tra cronaca e memoria, sino al ricordo del caldo accogliente dei villaggi africani. Pagina dopo pagina si attraversano le terre degli emigranti, quelle degli esodi e degli approdi. Alle periferie delle città e delle certezze.
Storie di vita colte nei momenti in cui le esistenze cambiano, si perde qualcosa – un lavoro, un figlio, lo status sociale - e le sicurezze si incrinano, si attraversa l’altrove e si finisce per sostare nei territori insidiosi e necessari della precarietà. Con l’emigrazione, la geografia diventa scienza dell’anima. C’è sempre uno scarto tra il luogo di nascita e il luogo di residenza, tra lo spazio che abbiamo dentro e quello che materialmente attraversiamo. Tra la vita che avremmo voluto avere e quella che ci è dato di essere. Siamo sempre in viaggio, tra questi due estremi.
Lo sono gli uomini e le donne protagonisti dei racconti - prostitute, magnaccia, piccoli truffatori, bulli di periferia e manager affranti - di cui ci vengono fornite, sin dall’inizio le generalità biografiche, come se lo status anagrafico potesse arginare il disordine che agita e abita ogni vita..
Lo sono persino le città, che vengono descritte con scorci paesaggistici e precisione topomastica, per condurre e orientare lo sguardo del lettore, obbligato a vedere oltre la patina delle immagini consumate dell’immigrazione. “Si può fare il giro del mondo anche solo girando nella nostra provincia”, afferma Nello Zerella. “Al contrario, tendiamo a chiuderci, a proteggerci nelle nostre case, a non incontrare mai gli altri”. Confinandoli in un altrove ancora più doloroso.
Ma l’altrove, sembra suggerire il libro, è anche una speranza. Il bisogno tutto interiore di immaginarsi una via d’uscita, il luogo in cui desideriamo essere e che alla fine finisce per farci compagnia. Certe volte si chiama speranza. Altre volte, elementare necessità di vivere.

14 Comments:

  • brava bravissima

    Da Anonymous Anonimo, alle 22 febbraio, 2007 11:21  

  • non ho letto tanto quello che c'è scritto ma volevo mettere un commento sul vostro sito XD

    penso che avrete capito chi sono


    by
    ci vediamo a scuola

    Da Anonymous Anonimo, alle 23 febbraio, 2007 22:16  

  • Sembra un libro interessante o forse è molto brava a presentarli. Lo leggerò appena possibile.

    Da Anonymous Anonimo, alle 26 febbraio, 2007 14:54  

  • mettiamola così roberto. i libri li divido in genere per argomento, ma ho uno scaffale in cui trovano posto "libri amatissimi", per quello che c'è scritto, per chi l'ha scritto, e qualche volta per chi me li ha regalati. altrove è in quello scaffale. per quello sguardo lungo sul mondo. poi mi dici.

    Da Blogger Marilena Lucente, alle 26 febbraio, 2007 17:57  

  • Sì, è proprio così, Paolo Mastroianni ha uno sguardo lungo sul mondo. Uno sguardo pieno di incanto, di amore. Credo che da qui nasca il suo sentire, insieme ad una grande capacità di ascoltarsi e di raccontare....
    Lui non è quasi mai altrove....
    Una volta, tanti anni fa, era una sera d'estate, si uscì per una passeggiata, non ci si vedeva da molto tempo. Con un altra persona sarei scivolata accanto, col mio sguardo, la mia storia, le mie cose da dire, sarei stata "altrove" non lì con lei, ma con Paolo no. Non ci sono rumori di fondo. Si ascoltano i suoni... "DOve andiamo?"...."Limatola", mi disse...e dopo un pò mi ritrovai seduta su un muretto nel piazzale di un castello abbandonato,era buio e totale silenzio, c'era solo una donna che tornava dalla campagna con un cesto sulla testa..."Allora", mi disse, "raccontami..come stai?"... DOpo un pò udimmo un suono, era una fisarmonica, scendemmo per viuzze e scalini e lo seguimmo. Trovammo dei contadini che suonavano insieme in una casa, una stanza sulla strada chiusa solo da una tenda... La aprimmmo e restammo lì a sentire...

    Anche se non ci sentiamo più, Grazie Paolo per averti conosciuto tanto tempo fà. Sono felice che ora tanta gente può incantarsi ad ascoltare ciò che tu ascolti.....

    Caterina.

    Da Anonymous Anonimo, alle 28 settembre, 2007 02:38  

  • cara caterina, grazie per le tue parole, dense di vita.
    sabato alla notte bianca di caserta doveva esserci anche un incontro di paolo con i lettori. eravamo certi di trovarti lì. alla prossima

    Da Blogger Marilena Lucente, alle 03 ottobre, 2007 17:57  

  • Chi come me ha avuto modo di conoscere Paolo sa che è una persona profonda e sensibile basta guardarlo negli occhi. A volte mi incanto a guardare il suo sguardo perché i suoi occhi è come se parlassero. Ho letto più di una volta il suo libro e ora aspetto con ansia di leggere il prossimo.

    Da Anonymous Anonimo, alle 23 febbraio, 2008 22:10  

  • la solita mania
    di fare casa mia
    negli occhi dove perdermi
    io voglio ancora perdermi
    e dimentico di me
    le cose che ho avuto dalla vita
    prima di perdersi


    sono gli avion travel che raccontano il modo in cui si abitano gli sguardi.
    la canzone si chiama prima di te.
    e paolo sa di questo commento.

    Da Blogger Marilena Lucente, alle 27 febbraio, 2008 07:22  

  • Ciao Marilena, ti faccio tanti in bocca al lupo per il tuo nuovo libro, spero di leggerlo quanto prima.
    Dopo una lunga ricerca finalmente sono riuscita a trovare il testo integrale della canzone prima di te degli Avion Travel, non la conoscevo affatto. L'hai scelta tu?
    Buona Notte!

    Da Anonymous Anonimo, alle 28 febbraio, 2008 22:28  

  • Di Altrove e del suo autore Paolo Mastroianni ne ho sentito parlare molto bene da una mia amica e quasi incuriosita l'ho comprato e devo dire che la mia amica aveva ragione. Altrove è un libro piacevole, un libro che ti prende e ti fa comprendere il significato della vita, l'ho letto con vivo interesse, senza condannare nè scandalizzarmi. Leggerlo poi per me è stato come un ritorno al passato, legato ai miei ricordi di quando adoloscente passavo per Piazza Pitesti e restavo lì delle ore a giocare ed ammirare "le giostrine russe". Altrove è scritto col cuore, lo consiglio a tutti. Iulia

    Da Anonymous Anonimo, alle 22 settembre, 2008 23:14  

  • cara iulia, grazie per aver lasciato qui le tue emozioni. "piacevole", dici? doloroso, forse. e adesso ha un valore aggiunto leggere o ripensare ai racconti di Altrove sullo sfondo di quello che sta accadendo qui, del significato della vita che sfugge a molti, in queste strade e in queste piazze si spara per un si o per un no, o forse neanche per quello. scusa l'amarezza, ma grazie ancora per la condivisione.

    Da Blogger Marilena Lucente, alle 24 settembre, 2008 19:56  

  • si è proprio vero il significato della vita ormai sfugge a molti, la vita per molti è niente. Alcuni giorni fa sono stata in un paesino dell'aversano e qui mi sono ritrovata alla fermata del pulmann in compagnia di donne straniere, giovani e meno giovani che di certo non aspettavano l'arrivo del bus perchè poco dopo è arrivata un' auto condotta da uno schifoso che le ha portate via, con una di loro ci ho persino parlato per alcuni minuti, le sue parole erano di dolore e di rabbia, in pochi attimi mi ha raccontato del suo lavoro, così lo ha definito, ho avuto tanta paura di trovarmi in quel momento lì ma allo stesso tempo ho provato tanta pena per quelle poverette, sfruttate da uno dei tanti vermi che approfittano del loro stato di bisogno. In quel momento mi è tornato in mente il libro di Paolo e se fino a ieri era solo fantastico ora quel libro è la realtà, una brutta e triste realtà. Emma

    Da Anonymous Anonimo, alle 04 ottobre, 2008 16:16  

  • Questo messaggio è per Paolo.
    Caro Paolo aspettiamo con ansia di leggere ancora i tuoi racconti...............
    Non farci aspettare troppo.

    Da Anonymous Anonimo, alle 11 ottobre, 2009 18:43  

  • Tempo fa leggendo "Disagio a New York" considerai il suo personaggio, un vigliacco, uno che si arrende alla vita senza lottare. Oggi non sono più dello stesso parere. Ci sono momenti della vita in cui ti senti impotente, lotti ma invano, ti ritrovi solo ad affrontare il mondo, un mondo che non ha pietà per nessuno. Oggi, a distanza di tempo, anche se non condivido il suo gesto di disperazione, non considero più il personaggio di Paolo un vigliacco ma un uomo solo e triste e allo stesso tempo lo considero un uomo con tanto coraggio. Il coraggio di morire

    Da Anonymous Anonimo, alle 23 aprile, 2010 18:34  

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